Sono ancora molte le cose che non si sanno sulla Covid-19 e sul coronavirus che la provoca, il SARS-CoV-2, e la sua origine precisa è una di queste; al momento, la teoria più accreditata è che il virus abbia avuto origine in un mercato di Wuhan dove si commercia in carne di animali selvatici. Il tempo e gli studi ci diranno se davvero è questa la causa della nascita di questa nuova variante di coronavirus, ma questi mercati sono comunque considerati da tempo zone ad alto rischio sanitario, e l'ultima emergenza ha finalmente convinto il governo cinese a riconsiderare le sue regole a riguardo. Lo riporta Nature, che spiega come il prossimo mese il comitato del PCC si riunirà per discutere quella che potrebbe (non essendoci nulla di ufficiale il condizionale è d'obbligo) essere una rivoluzione.
Non solo covid-19. Il commercio di animali selvatici in Cina è fiorente e, al momento, non particolarmente regolato: animali di ogni tipo, dai pipistrelli ai serpenti, vengono venduti come cibo, per la loro pelliccia oppure perché contengono ingredienti utilizzati nella medicina tradizionale cinese. L'altra famosa epidemia da coronavirus, la SARS nel 2002, potrebbe avere avuto origine in uno di questi mercati, e lo stesso vale per alcune epidemie di Ebola esplose in altri Paesi in questi anni. Si tratta dunque di luoghi naturalmente a rischio, che solo il mese scorso hanno visto per la prima volta una sospensione della vendita di carne - sospensione temporanea, peraltro, decisa come misura di contenimento dei contagi.
Stop ai pipistrelli. Le voci che arrivano dalla Cina riportano adesso di un cambio radicale di direzione, forse addirittura con uno stop totale alla vendita di carne di animali selvatici; una decisione che entrerebbe in vigore immediatamente e costerebbe all'economia cinese 7 miliardi di dollari e un milione di posti di lavoro. Altri sostengono invece che sia possibile commerciare in sicurezza almeno alcune specie selvatiche, quelle indispensabili per il sostentamento economico di una parte della popolazione. Le misure potrebbero anche estendersi a tutte le leggi sulla protezione della fauna; al momento in Cina ci sono solo 1.800 specie, tutte protette e molte in via d'estinzione, delle quali la caccia è vietata: la speranza è che la lista, che è vecchia di trent'anni, possa essere almeno aggiornata includendo nuove specie a rischio.