L'esposizione batterica potrebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo di celiachia nelle persone geneticamente predisposte a questa malattia, che interessa poco meno di 200 mila persone in Italia, e l'1-2% della popolazione europea. Lo sostiene uno studio australiano che fa luce sul rapporto, ipotizzato da tempo, tra i primi sintomi della celiachia e certi fattori ambientali che sembrano favorirne l'esordio. La ricerca è stata pubblicata su Nature Structural and Molecular Biology.
Guerra all'intruso. Il sistema immunitario di chi soffre di celiachia non tollera il glutine, una miscela di proteine che si forma durante l'impasto di farine di alcuni cereali con acqua, l'elemento che dona elasticità a pane, pasta e dolci. In queste persone i linfociti T, le cellule coinvolte nella risposta immunitaria specifica (la "difesa" di cui l'organismo conserverà memoria) scambiano il glutine per una minaccia, e scatenano una reazione esagerata, sotto forma di infiammazione, che aggredisce i villi intestinali, l'area che assorbe le sostanze nutritive assunte con l'alimentazione.
Questa risposta causa dolori addominali, gonfiore, diarrea, spossatezza, deperimento fisico e ritardo nella crescita. Ora un gruppo di scienziati del Monash Biomedicine Discovery Institute (BDI) e dell'ARC Centre of Excellence in Advanced Molecular Imaging (Australia) ha isolato i recettori dei linfociti T in pazienti celiaci, e notato che questi sapevano riconoscere i frammenti proteici di certi batteri -molto simili alle proteine del glutine.
Un ricordo traumatico. L'ipotesi dei ricercatori è che, quando le persone geneticamente predisposte alla celiachia entrano in contatto con batteri aventi proteine che imitano il glutine, il loro sistema immunitario conservi un ricordo di questo incontro: successivamente, ogni volta che il glutine entra nell'organismo, esso viene scambiato per un batterio a causa delle proteine-clone, e come tale sollecita una risposta eccessiva che compromette la superficie dell'intestino.
«È possibile - spiegano gli autori - che il sistema immunitario reagisca alle proteine batteriche in una normale risposta e nel fare ciò sviluppi una reazione alle proteine del glutine, perché, per il sistema immunitario, esse appaiono indistinguibili - delle copie esatte». La ricerca è preliminare, e non è detto riguardi tutte le forme di celiachia. In ogni caso, la speranza è che possa contribuire a rendere più tempestive le diagnosi e a migliorare l'approccio terapeutico a questa malattia, che se non trattata, può essere l'anticamera di malnutrizione, osteoporosi e altre debilitanti condizioni.