Tifo, tubercolosi, epatiti. A leggere la storia epidemica di queste malattie, si scopre che ce le portiamo dietro da secoli e secoli. Flagelli che nel corso della storia hanno devastato intere popolazioni e che per un lungo periodo credevamo debellati o quantomeno "sotto controllo". Salvo poi accorgerci che non era così: il tifo, per esempio, nel 2018 ha causato secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tra 128.000 e 161.000 morti (e tra 11 e 20 milioni di casi). E i dati dell’Oms riferiti alla TBC sono ancora più spaventosi: 1,6 milioni di morti solo nel 2017. Secondo gli osservatori, la diffusione di queste malattie trova i suoi principali alleati nella povertà e nella carenza di strutture igieniche e sanitarie: il che dovrebbe confinarle gioco-forza nei Paesi in via di sviluppo.
California. Ma è davvero così? Non proprio. Il quotidiano americano The Atlantic ha pubblicato un’inchiesta sulla diffusione di tifo, TBC e altre malattie infettive nella ricchissima California, cioè quella che, con un pil annuale di 2.750 miliardi di dollari, si può considerare la quinta economia al mondo, subito dopo USA, Cina, Giappone e Germania. Il titolo dell’inchiesta lasciava pochi dubbi: Medieval Diseases Are Infecting California’s Homeless (Le malattie medievali colpiscono i senzatetto della California).
Malattie medievali. “Le malattie infettive - comprese alcune che hanno devastato le popolazioni nel Medioevo - stanno risorgendo in California e in tutto il Paese, e colpiscono soprattutto le popolazioni senzatetto”, scrive il quotidiano, introducendo una casistica poco rassicurante. “Recentemente a Los Angeles si è verificata un'epidemia di tifo nelle strade del centro cittadino. I funzionari hanno chiuso brevemente una parte del municipio dopo aver riferito che i ratti avevano invaso l'edificio”.
Non è tutto: “Nello Stato di Washington ci sono state persone infettate con batteri Shigella, che provocano la shigellosi, malattia che si manifesta con diarrea, febbre, nausea, dolori addominali, e con batteri Bartonella quintana, che provocano la "febbre da trincea", che si diffonde attraverso i pidocchi”.
E inoltre: “L’epatite A ha infettato più di 1.000 persone nel sud della California negli ultimi due anni. La malattia è anche esplosa in New Mexico, Ohio e Kentucky, principalmente tra persone senza fissa dimora o dedite alle droghe”. La conclusione inevitabile è quella di trovarsi nel bel mezzo di una crisi sanitaria, come non succedeva da decenni: “Funzionari della sanità pubblica - scrive The Atlantic - usano sempre più spesso termini come disastro e crisi della sanità pubblica per descrivere i focolai e avvertono che queste malattie possono facilmente uscire dalla cerchia della popolazione dei senzatetto”.
Tifo. Che la situazione fosse seria se n’era accorto a ottobre anche l’American Council on science and health, che segnalava un’epidemia di tifo in California. E lo scorso febbraio la crisi sanitaria ha fatto irruzione nel tradizionale discorso annuale del governatore della California, Gavin Newsom, che ha definito il tifo "una malattia medievale". La definizione, secondo Jeffrey Klausner, professore di medicina e sanità pubblica presso l'UCLA, è dovuta al fatto che in quell'epoca si viveva in condizioni precarie, senza acqua pulita o trattamento delle acque reflue e che dunque le malattie infettive si propagavano con più facilità.
Terzo mondo. Eppure in California le condizioni non sono certamente così precarie: l’acqua pulita non manca e anche il trattamento delle acque reflue è all'avanguardia. Ma a far crescere le malattie infettive sarebbe stato l’aumento della popolazione nazionale degli homeless negli ultimi 2 anni: alla fine del 2018, infatti, negli USA si contavano circa 553.000 persone senzatetto di cui un quarto solo in California. Nelle comunità di homeless, secondo i medici, le malattie si diffondono rapidamente a causa della promiscuità dei rifugi, dei marciapiedi contaminati da feci e dell’accesso limitato all'assistenza sanitaria. Un medico intervistato dall’Atlantic ha definito la situazione dell’igiene di certi quartieri della California "orribile", paragonandola a quella di un Paese del terzo mondo. Col rischio che "anche chi crede di essere protetto da queste infezioni non lo è”.
Vita da homeless. C'è un altro motivo che rende le persone che vivono per strada o nei rifugi per senzatetto più vulnerabili a tali epidemie: il loro sistema immunitario indebolito, aggravato dallo stress, dalla malnutrizione e dalla privazione del sonno. Molti soffrono anche di disturbi mentali e disturbi da abuso di sostanze stupefacenti, che mettono a dura prova la loro salute. Come se non bastasse, molti di loro sono diffidenti del sistema sanitario pubblico americano, considerato poco attento e coercitivo. Secondo gli esperti, per fermare le epidemie di malattie infettive bisognerebbe avvicinare i senzatetto alle cure mediche (e in alcuni casi psichiatriche) e permettere loro di vivere con prezzi accessibili in alloggi dove possano prendersi cura di sé. Sarebbe dunque questo l’unico argine per quella che un altro importante quotidiano americano, il Los Angeles Times, già l'anno scorso indicava come una vera e propria “disgrazia nazionale”.