Salute

La caccia ai volontari per i vaccini anti covid

I risultati incoraggianti dei trial di Fase 1 alimentano la ricerca di volontari sani disposti a farsi infettare per provare l'efficacia dei vaccini.

Iniziano ad uscire i primi risultati dei trial di Fase 1 di alcuni vaccini sperimentali anti covid, e il quadro che ne emerge è incoraggiante: due studi clinici condotti negli USA (quelli delle aziende Moderna e Pfizer/BioNTech) e uno portato avanti nel Regno Unito (Jenner Institute/Università di Oxford) dimostrano che i potenziali vaccini contro il coronavirus SARS-CoV-2 inducono una risposta immunitaria e sono ben tollerati. A fronte di questi dati, stanno aumentando gli appelli ad autorizzare i test dei vaccini più promettenti su volontari giovani e sani, disposti a farsi intenzionalmente esporre al contagio per dimostrare l'efficacia dell'immunizzazione.

Come funziona: i test sui vaccini
Nei test di Fase 1 il vaccino è somministrato a pochi volontari, per determinare la dose; la Fase 2, a cui partecipa qualche centinaio di persone, serve per vedere se ci sono effetti indesiderati e una risposta immunitaria: per le fasi 1 e 2 occorrono in media cinque mesi. La Fase 3 può coinvolgere decine di migliaia di persone (per la covid almeno 20-30 mila) tra soggetti sperimentali e di controllo, per determinare se effettivamente il vaccino fornisce un effetto protettivo: questo passaggio richiede almeno sei mesi.

Un centinaio di scienziati, inclusi 15 Premi Nobel, hanno di recente firmato una lettera aperta indirizzata a Francis Collins, Direttore dei National Institutes of Health statunitensi (il "capo" dell'immunologo Anthony Fauci) a sostegno della campagna del gruppo 1Day Sooner, che promuove i cosiddetti challenge trial - ossia l'esposizione volontaria di soggetti sani e vaccinati a piccole dosi di SARS-CoV-2, per accelerare i test e la raccolta e l'analisi dei dati.

Un servizio all'umanità. L'idea di esporre intenzionalmente una persona al nuovo coronavirus è di per sé controversa, perché non esiste una terapia "paracadute" per chi dovesse ammalarsi di forme gravi di covid, e non è ancora del tutto chiaro quali fattori predispongano a un decorso più serio della malattia. Tuttavia, secondo i firmatari dell'appello, i rischi per i soggetti sani tra i 20 e i 30 anni sono minimi, equivalenti a quelli che si correrebbero donando un rene o partorendo. Velocizzando lo sviluppo di un vaccino si salverebbero invece decine di migliaia di vite in tutto il mondo: si tratterebbe, dicono, di un rischio eticamente giustificabile.

Una spinta necessaria. Tra i sostenitori di questa necessità c'è anche Adrian Hill, direttore dell'Oxford University's Jenner Institute e tra i leader del team che lavora al "vaccino di Oxford", il preparato sperimentale a base di un adenovirus indebolito opzionato anche dall'Italia.

Il vaccino è già stato testato su un migliaio di volontari nel Regno Unito (i risultati, presumibilmente positivi, sono attesi a breve) mentre si stanno reclutando decine di migliaia di persone tra UK, Brasile, Sudafrica e Stati Uniti per i test di Fase 3. Accertare che un vaccino provochi una risposta immunitaria non è infatti sufficiente per provare la sua completa efficacia nel mondo reale: la protezione potrebbe essere solo parziale, e scongiurare l'infezione ma non la trasmissione del virus; o potrebbe durare pochi mesi, come fanno temere alcuni studi sugli anticorpi contro il SARS-CoV-2.

Ecco perché nell'ultima fase delle sperimentazioni si testano i virus nei Paesi in cui l'epidemia è ancora in piena espansione: le probabilità che i soggetti vaccinati entrino in contatto con il patogeno sono, in queste condizioni, più elevate. Ma anche così, aspettare che un numero di persone sufficienti rischi l'infezione richiederebbe molti mesi, e molti scienziati sono appunto convinti dell'opportunità di studiare l'infezione in un contesto più controllato - come su volontari consapevoli. Del resto, i challenge trial non sono alternativi ai trial di Fase 3, ma complementari.

una scelta obbligata? Attualmente sono 23, i candidati vaccini che hanno raggiunto i test clinici. In Cina, le sperimentazioni procedono secondo i protocolli tradizionali, ma anche seguendo strade un po' meno ortodosse. Due candidati vaccini anti covid in fase di sviluppo sarebbero stati offerti ai lavoratori di PetroChina, una compagnia petrolifera di proprietà dello Stato. I dipendenti che si apprestavano a partire per viaggi di lavoro hanno potuto scegliere (in teoria, liberamente) di farsi immunizzare "per uso emergenziale" - anche se non è chiara quale sia l'emergenza in questo caso: il Paese è riuscito a controllare l'epidemia, e di solito l'uso emergenziale è riservato ai lavoratori sanitari direttamente esposti al virus. In precedenza, il Paese aveva dato il via libera dei test clinici del vaccino del gruppo cinese CanSino Biologics su gruppi di militari.

21 luglio 2020 Elisabetta Intini
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