Che ammalarsi di covid (e guarirne) non fosse una garanzia di averla scampata, ne avevamo già il sospetto: da tempo si parla di reinfezioni, e tra casi sospetti e casi confermati, sembra proprio che l'immunità al SARS-CoV-2 non sia eterna. Questo sospetto viene confermato da uno studio pubblicato su Nature Medicine, condotto su quattro diversi tipi di coronavirus stagionali: nonostante la ricerca non dia certezze su cosa accadrà in futuro per quanto riguarda la covid, ci fa capire che, anche se avessimo un vaccino tra qualche mese, sarebbe comunque presto per cantare vittoria.
Reinfezioni multiple. Lo studio è durato 35 anni, durante i quali gli studiosi hanno analizzato oltre 500 campioni di sangue raccolti da volontari maschi sani, rilevando i picchi di anticorpi corrispondenti alla risposta immunitaria sviluppata dall'organismo per combattere un virus e difendersi da quella infezione.
In media, ogni paziente si è reinfettato dalle tre alle 17 volte, a partire da appena un anno dal primo incontro con un coronavirus. La ricerca conferma anche quanto rilevato da studi recenti riguardo al cambiamento nei livelli di anticorpi di chi si è ammalato di covid: già durante i primi mesi successivi alla prima infezione, specialmente per quanto riguarda i casi meno gravi, gli anticorpi sviluppati contro il coronavirus della covid, il SARS-CoV-2, iniziano a scendere.
Limiti... È importante sottolineare che, per quanto interessante, lo studio va letto tenendo presente che - benché sia durato a lungo - è stato condotto su un numero ridotto di partecipanti. Inoltre, leggendo i dati va considerato che un aumento nei livelli di anticropi non sempre è sinonimo di reinfezione.
... e pregi. La ricerca ha comunque diversi aspetti importanti da tenere in considerazione. «Il nostro team ha effettuato analisi sierologiche per rilevare le infezioni, non si è basato solo sui sintomi di una malattia», affermano gli autori: «i pazienti sono stati sottoposti a test regolarmente e più volte l'anno, anche quando si sentivano bene». Questo aspetto è particolarmente importante quando si ha a che fare con i coronavirus, che spesso provocano infezioni asintomatiche - proprio come succede per la covid.
Sono tutti uguali? Se è vero dunque che lo studio non è stato condotto su SARS-CoV-2, il coronavirus specifico della covid, è altrettanto vero che i coronavirus tendono a comportarsi allo stesso modo, e la reinfezione potrebbe essere una caratteristica (negativa) comune a tutti. Se così fosse, svanirebbe anche la speranza di un vaccino unico: più probabile invece un vaccino periodico, con diverse inoculazioni di richiamo.
Tuttavia, se la covid diventasse una malattia endemica, sarebbe probabilmente meno grave e potremmo conviverci, come facciamo con altri coronavirus (come il raffreddore).