Milano, 29 mar. (AdnKronos Salute) - Asociali, disinteressate agli altri, incapaci di provare empatia. Addirittura "macchine per uccidere, fredde e calcolatrici, che non hanno a cuore la vita umana". Così venivano definite le persone autistiche in un post pubblicato su Facebook dal gruppo 'Families Against Autistic Shooters', nato dopo la sparatoria che nell'ottobre 2015 provocò 9 morti e 7 feriti in un college americano dell'Oregon. Chris Harper Mercer, il 26enne autore della strage, ucciso dalla polizia, fu descritto come affetto da un disturbo dello spettro autistico. E la tragedia alimentò uno stereotipo sociale ora smentito senza appello dalla scienza, grazie a uno studio condotto dai ricercatori della Sissa di Trieste, pubblicato su 'Scientific Reports' a pochi giorni dalla Giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo che si celebra il 2 aprile.
Il lavoro, firmato dalla Scuola internazionale superiore di studi avanzati in collaborazione con l'università di Vienna, dimostra che il tratto autistico nelle cosiddette situazioni di 'dilemma morale' è associato a una risposta empatica simile a quella della popolazione non colpita dal disturbo. Il falso mito sulla presunta freddezza degli autistici, spiegano i ricercatori, è probabilmente dovuto all'alessitimia: una condizione spesso associata all'autismo, ma distinta dalla malattia e presente anche nelle persone non autistiche, che provoca l'incapacità di riconoscere le emozioni degli altri e le proprie.
"Lo stigma verso le persone autistiche è ancora molto forte nella società", riflettono gli scienziati. "Questo non fa che peggiorare la loro condizione di isolamento", ma si fonda su un 'equivoco' ora chiarito dall'équipe della Sissa. "Secondo i nostri studi - riassume Indrajeet Patil, primo autore dello studio - è vero proprio il contrario: il tratto autistico è associato a una riposta empatica normale verso gli altri e a una tendenza più forte della media a evitare di fare male agli altri". Il contrordine è completo: il 'cervello morale' di queste persone dice "mi importa di te".
L'autismo - ricordano dalla Sissa - è un disturbo neuropsichiatrico a spettro ampissimo, che accomuna persone con gradi molto diversi di abilità cognitive (dal forte ritardo mentale all'intelligenza superiore alla media), e i cui criteri diagnostici sono diventati via via più specifici. L'alessitimia è invece un tratto subclinico (non una malattia), presente nella popolazione sana e nel 50% circa degli autistici, che si esprime come una mancanza di comprensione delle emozioni proprie e altrui. "A lungo le manifestazioni dell'alessitimia nei pazienti sono state confuse con i sintomi autistici, ma oggi sappiamo che vanno distinte - spiega Giorgia Silani, neuroscienziata ex Sissa ora in forze nell'ateneo viennese, che ha coordinato la ricerca - Nell'alessitimia la comprensione delle emozioni è ridotta", mentre "nell'autismo è deficitaria la teoria della mente, ossia la capacità di attribuire agli altri pensieri e stati mentali".
Gli studiosi hanno sottoposto persone autistiche con un QI elevato a dilemmi morali, situazioni ipotetiche in cui il protagonista deve prendere una decisione che potrà salvare la vita di qualcuno, sacrificando quella di altri. Nel classico dilemma morale, ad esempio, si deve decidere se compiere volontariamente un'azione che provoca la morte di una persona, salvando però un numero consistente di altre, oppure non fare nulla, non uccidendo deliberatamente qualcuno ma finendo per provocare la morte di altri: un atteggiamento razionale puro prevede di optare per il primo scenario (azione volontaria utilitaristica), ma un atteggiamento empatico impedisce alla maggior parte delle persone di sceglierlo davvero.
Gli esperimenti si sono concentrati su dilemmi morali personali. Sono state usate tecniche statistiche avanzate per dissociare gli effetti dei tratti autistici e alessitimici e osservare in che modo sono in relazione con i giudizi morali. E' così emerso che l'alessitimia è associata a scelte di tipo utilitaristico legate alla ridotta risposta empatica, mentre l'autismo a una forte opposizione alla scelta utilitaristica, dovuta a un aumento dello stress a livello personale. "L'autismo è associato a un forte stress emotivo in risposta a queste situazioni, per cui l'individuo tende a evitare di compiere azioni dannose", precisa Patil. Secondo gli autori, dunque, "bisogna affinare gli strumenti per individuare l'alessitimia e distinguerla dal disturbo autistico". Il loro lavoro "è solo il primo passo" verso "un modello che spieghi il complesso rapporto fra vari tratti di personalità mutualmente dipendenti, che aprirà nuove strade per la ricerca futura".