Salute

L'esperto, promuovere l'uso di sale iodato

Deficit rallenta crescita e causa ritardi cognitivi nei piccoli, gozzo in adolescenti e problemi tiroide tra adulti

Milano, 26 ott. (AdnKronos Salute) - Lo iodio non si respira, si mangia. E' uno dei messaggi lanciati da Mohamad Maghnie, presidente della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp), durante un incontro sull'importanza del sale iodato, organizzato nell'ambito del ciclo di eventi promossi dal ministero della Salute all'Expo di Milano. Una dieta equilibrata che prevede di mangiare pesce un paio di volte la settimana e bere latte tutti i giorni riesce a coprire soltanto il 50-60% del fabbisogno giornaliero del micronutriente. "Per questo è importante integrarlo, soprattutto nei bambini. In Italia si calcola che un bimbo su 2 soffra di carenza di iodio, mentre nel mondo ne è affetto circa un terzo della popolazione", sottolinea l'esperto.

Nel Belpaese, grazie alle campagne di screening per combattere l'ipotiroidismo, le situazioni di deficit grave del micronutriente sono sparite a partire dagli anni '90, ma restano quelle di lieve e moderata entità. La carenza di iodio provoca rallentamento della crescita e compromissione dello sviluppo neurocognitivo nei più piccoli, gozzo negli adolescenti e problemi alla tiroide in età adulta. E gravidanza e allattamento sono periodi particolarmente delicati: "Il feto non produce ormoni tiroidei fino alla 18esima settimana di vita intrauterina, quindi deve assumere iodio attraverso la placenta", spiega Maghnie. I cibi che contengono più iodio sono i pesci di mare, i molluschi e i crostacei, e in misura minore latte, latticini e uova.

Oggi le aziende alimentari arricchiscono di iodio vegetali come patate, carote e pomodori, ma il mezzo più accessibile è quello del sale: "Si tratta di un alimento economico e ne basta un pizzico per ridurre in modo sensibile i problemi legati alla carenza di iodio. Sono sufficienti 2-3 grammi al giorno per fornire 60-90 microgrammi di iodio utili per il raggiungimento del fabbisogno quotidiano, soprattutto nel bambino", calcola Maghnie, che è anche direttore dell'Unità di endocrinologia pediatrica dell'Irccs Giannina Gaslini di Genova.

L'apporto giornaliero raccomandato è di 150 microgrammi di iodio per gli adulti, che diventano 250 durante la gravidanza e l'allattamento. Ai bimbi con meno di 6 anni ne servono 90 microgrammi, mentre nei ragazzini tra i 6 e i 12 anni 120 microgrammi. Nel 2005 una legge ha imposto che accanto al sale comune fosse venduto anche il sale iodato, che è stato messo a disposizione anche nella ristorazione. Tuttavia "l'incremento è stato contenuto e nel 2012 le vendite hanno raggiunto il 54% del totale sale venduto. L'obiettivo è il 90% e siamo appena a metà - conclude il presidente Siedp - Inoltre, solo il 25% delle mense scolastiche ne fa utilizzo".

26 ottobre 2015 ADNKronos
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