Milano, 25 ago. (AdnKronos Salute) - Dolore, shock, incredulità, paura, panico. Sono le emozioni che travolgono in queste ore le persone colpite dal sisma che ha scosso nella notte il Centro Italia. Un terremoto devasta tutto, spiegano gli psicologi sul campo. Anche l'anima di chi in pochi minuti ha visto la sua vita distrutta. Di chi ha perso un proprio caro o sta aspettando di conoscerne le sorti. Il racconto è di Francesca Bennati, psicologa del Centro Alfredo Rampi, che da ieri è impegnata nell'attività di supporto psicologico nelle aree del sisma.
Un'équipe del centro è stata infatti immediatamente attivata dall'Ares 118 e ha prestato il suo servizio prima nel posto medico avanzato (pma) ai piedi di Amatrice, uno dei paesi più colpiti, dove gli esperti sono approdati dopo un prima ricognizione nella cittadina fra le macerie. E poi, in serata, nell'obitorio dove arrivano le salme per il riconoscimento da parte dei familiari. "Ci sono anche minori fra le vittime - spiega all'AdnKronos Salute - e stiamo supportando i genitori e le famiglie in questi momenti difficili. Ci sono anche persone che arrivano da altre parti d'Italia e che erano qui in villeggiatura. Cerchiamo di renderci utili, sia fornendo tutte le informazioni che possiamo dare, sia nel contenimento e nell'accoglienza della sofferenza e dell'incredulità per quello che è successo".
Uno shock per tutti, per le persone colpite e per gli operatori del soccorso che scavano nelle macerie. "Anche loro hanno bisogno di essere ascoltati. Molti sono della zona e sono direttamente coinvolti" nel dramma, dice Bennati. Hanno visto con i loro occhi case sgretolate e morte. E poi c'è chi ha perso tutto. Chi ha lasciato pezzi di vita sotto mattoni e polvere e ha bisogno di "un supporto psicologico professionale specifico". Gli psicologi sul posto hanno preso in carico anche persone in codice verde "che non avevano più esigenze di tipo medico, ma dovevano fare i conti con ansia, panico e shock". Uno shock "visibile negli occhi delle persone - dice l'esperta - Non riescono a credere che sia successo tutto questo. Molti raccontano", rivivono il film di momenti drammatici, "il terrore, i rumori, la notte, il crollo". Poi il sole che sorge e la difficoltà di realizzare.
"Queste persone hanno bisogno di raccontare quello che è successo", dice Bennati. I bambini hanno bisogno di disegnarlo. "In situazioni simili abbiamo visto che uno dei sentimenti che provano i più piccoli è la paura che succeda di nuovo.
La paura di perdere dai propri cari fino all'oggetto più insignificante. I bambini sentono, sono abili termometri dell'ansia e della sofferenza dei genitori e sono anche i primi che si lasciano accogliere da noi". Il primo servizio è proprio "accogliere la paura di queste persone, non negarla, perché è inevitabile. Non bisogna ingigantirla ma renderla dignitosa, per quello che è. Evitare la negazione è già un intervento".
In obitorio si apre un'altra fase delicata. "Ormai la notizia è arrivata. Chi viene qui ha già visto il nome del proprio caro in una lista, e deve affrontare il riconoscimento, prendere atto della perdita di una persona amata". Sul posto sono al lavoro anche gli psicologi di altre associazioni, dell'Asl di Rieti, della Croce Rossa. Domani per l'équipe del centro Rampi, coordinata da Michele Grano, verrà il momento di darsi il cambio con altri colleghi. "Andremo avanti così. Finché l'emergenza non evolve".