Salute

Il vaccino anti COVID prenotato dall'Italia: ecco come funzionerà

Tipologia, efficacia, distribuzione: quello che sappiamo, finora, sul vaccino sperimentale contro il SARS-CoV-2 annunciato dal Ministro Speranza.

Negli ultimi giorni il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato che l'Italia ha sottoscritto, insieme a Francia, Germania e Olanda, un accordo con l'azienda biofarmaceutica svedese-britannica AstraZeneca per l'approvvigionamento di 400 milioni di dosi di un vaccino sperimentale contro il SARS-CoV-2, il virus che provoca la CoViD-19, da destinare alla popolazione europea.

Di quale candidato vaccino si sta parlando? Come sono andati i test svolti finora? Come funzionerà la distribuzione in Italia, e con quali tempi? Ecco che cosa sappiamo oggi sulla possibilità al momento più concreta di battere la covid.

Quale vaccino? Il vaccino sperimentale ChAdOx1 nCoV-19 è stato sviluppato dallo Jenner Institute (università di Oxford, UK) a partire dalla versione indebolita di un adenovirus (il ChAdOx1), un comune virus del raffreddore che infetta gli scimpanzé. Il patogeno in questione, l'adenovirus, è innocuo perché è stato geneticamente modificato in modo che gli sia impossibile replicarsi nell'organismo umano. Alla sua struttura è stato però aggiunto il materiale genetico necessario a produrre la proteina "spike" che il coronavirus SARS-CoV-2 utilizza per accedere alle cellule umane.

La speranza è che il sistema immunitario riconosca questo stimolo e attivi una risposta contro le proteine spike, in modo che, in caso di successivo incontro con il SARS-CoV-2, sia pronto a combatterlo. L'adenovirus ChAdOx1 era già stato usato come base per altri candidati vaccini contro diversi patogeni, inclusa la MERS. Quando si è saputo dei primi casi di covid, si è subito iniziato a lavorare per adattare la stessa base al nuovo coronavirus.

Che tipo di protezione offre? La sicurezza e l'efficacia del vaccino ChAdOx1 nCoV-19 sono state testate e sono tutt'ora in fase di studio su diversi modelli animali. I primi risultati dei test su piccoli gruppi di macachi rhesus dimostrano che il vaccino protegge dalla polmonite da CoViD-19, anche se forse non dall'infezione (nel naso degli animali sono state comunque trovate particelle virali). Se i risultati fossero confermati anche sull'uomo, non sarebbero sorprendenti: l'obiettivo più realistico in cui possiamo sperare in questo momento è mettere a punto vaccini che scongiurino le conseguenze più gravi della covid, e riducano la malattia a poco più di un brutto raffreddore.

Come sono andati i test? I test di fase I sono iniziati ad aprile nel Regno Unito, e hanno coinvolto un migliaio di volontari dai 18 ai 55 anni. Questi primi trial servivano a valutare la sicurezza del vaccino, a prendere le misure sui dosaggi e ad escludere effetti collaterali importanti, oltre a confermare la presenza di una risposta immunitaria.

I risultati di questa fase, che si è conclusa a maggio, non sono stati pubblicati ma sono stati rivisti da un comitato scientifico indipendente che ha dato il via libera a procedere con i test successivi.

Le fasi II e III dello studio stanno partendo contemporaneamente. La fase II prevede di estendere la platea di volontari a oltre 10.000 persone in UK, inclusi gruppi di anziani e bambini ( 56-69 anni, over 70, 5-12 anni) che non erano stati presi in considerazione per la fase precedente. Poi, la fase III valuterà l'efficacia del vaccino su decine di migliaia di volontari in diverse parti del mondo, soprattutto nei nuovi epicentri della pandemia, dove è più alta la probabilità di entrare in contatto col virus della covid: così diecimila persone in Gran Bretagna, trentamila negli USA e duemila in Brasile riceveranno una o due dosi di ChAdOx1 nCoV-19, oppure di un altro vaccino, usato come controllo attivo, il MenACWY, un preparato di norma somministrato contro il meningococco.

Si è scelto di usare come controllo un altro vaccino e non una semplice soluzione salina per non "sporcare" le condizioni sperimentali. Il ChAdOx1 nCoV-19, così come altri vaccini, può dare alcuni effetti collaterali transitori come indolenzimento al braccio, mal di testa e qualche linea di febbre, che la soluzione salina non dà. In assenza di sintomi, i volontari potrebbero intuire di aver ricevuto un placebo, mentre per la riuscita dei test è indispensabile che non sappiano che cosa è stato inoculato. Tutti i volontari saranno sottoposti a tamponi e ad esami del sangue periodici per valutare l'esposizione al virus e la risposta immunitaria.

Effetto placebo: come funziona e perché.
Effetto placebo: come funziona e perché. © Shutterstock

Quanto dureranno i test? Ironia della sorte, la sperimentazione sarà più veloce se la curva epidemica rimarrà in salita nei Paesi in cui vengono condotti i test. Per capire se il vaccino funziona è infatti necessario che una parte dei soggetti arruolati contragga la malattia. I volontari che scelgono di partecipare saranno seguiti da medici per tutta la durata dei test; nel caso avessero ricevuto un placebo e dovessero contrarre la COVID-19 perché residenti in aree ancora molto colpite, riceveranno cure tempestive.

Che cosa prevede l'accordo europeo? L'accordo stipulato da Italia, Germania, Francia e Olanda con AstraZeneca serve ad assicurarsi che in Europa arrivino scorte adeguate del vaccino (che al momento è quello in fase più avanzata di sperimentazione) entro la fine del 2020.

Un contributo fondamentale alla produzione massiccia di dosi sarà fornito da un'azienda italiana, l'Irbm di Pomezia (nel Lazio), già in prima linea con un vaccino anti-Ebola. L'alleanza è solo la prima di una serie di accordi che coinvolgeranno diverse realtà europee e varie case farmaceutiche, con l'obiettivo di garantire l'accesso al vaccino a tutti gli stati UE senza distinzioni, a fronte di un supporto finanziario dei vari Stati alle aziende che si assumono il rischio di scommettere su vaccini sperimentali. AstraZeneca sta raggiungendo accordi analoghi con gli Stati Uniti e ha avviato un confronto con Brasile, Giappone, Russia e Cina.

La distribuzione del vaccino durante la pandemia avverrà su base non-profit. In Italia il vaccino sarà gratuito e offerto prima alle categorie più a rischio, come anziani e operatori sanitari, in base a un piano che sarà elaborato nei prossimi mesi dal Ministero della Salute. Verosimilmente, almeno durante la fase ancora acuta dell'epidemia, non sarà acquistabile in farmacia. Se i prossimi test dovessero avere esito positivo, le prime dosi potrebbero essere somministrate già all'inizio del 2021. Il condizionale è d'obbligo: nonostante le premesse incoraggianti non si sa ancora se il ChAdOx1 nCoV-19 sarà efficace, ma per non rimanere indietro nell'approvvigionamento bisogna muoversi in anticipo.

15 giugno 2020 Elisabetta Intini
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