L'alcol uccide ogni anno oltre tre milioni di persone, senza contare le morti indirette (per esempio, per incidenti stradali) e le malattie a cui è strettamente legato, come il cancro al fegato. Anche i picchi di iperalcolemia possono portare alla morte, se non trattati tempestivamente, perché l'alcol viene espulso dal corpo umano attraverso il fegato a un ritmo costante indipendentemente dalla dose in circolo - e non esistono altri metodi (eccetto la dialisi, a cui si ricorre in casi di intossicazione etilica grave) per rimuovere l'alcol dal sangue.
Un team di ricercatori canadesi ha però sperimentato un metodo per intervenire sul paziente intossicato attraverso una iperventilazione assistita e prolungata che ha l'effetto di espellere l'alcol in eccesso riducendo l'impegno del fegato. I dettagli dello studio sono pubblicati su Scientific Reports. Nello studio pilota, i ricercatori hanno constatato che in questo modo il livello di alcol nel sangue si abbassa a una velocità tre volte superiore rispetto a quando è solo il fegato a doversi occupare della pulizia.
L'iperventilazione deve essere assistita per evitare che il paziente svenga a causa dell'eccessiva perdita di anidride carbonica dovuta all'elevata frequenza della respirazione, richiando di vanificare l'intervento e magari entrando in coma etilico. Per ovviare il problema e normalizzare i livelli di CO2 i ricercatori hanno utilizzato un apparecchio grande quanto una valigetta che, attraverso un sistema di valvole e tubi, connette un piccolo deposito di diossido di carbonio compresso alla mascherina indossata dal soggetto intossicato.
«È un dispositivo semplice ed economico», afferma Joseph Fisher, uno degli autori. Così facendo, il paziente può iperventilare in modo controllato senza perdere conoscenza e abbassare rapidamente il livello di alcol nel sangue.