Milano, 4 feb. (AdnKronos Salute) - Contro Zika il Brasile schiera soldati e statali. E' la guerra del presidente Dilma Rousseff alle zanzare responsabili della diffusione del virus, dichiarata in un messaggio televisivo alla nazione, rimbalzato sulla stampa internazionale. Il capo di Stato ha annunciato che sabato è prevista una giornata di mobilitazione nazionale, durante la quale migliaia di soldati e di dipendenti statali dovrebbero essere coinvolti in una vera e propria 'caccia' porta a porta alla Aedes aegypti, la zanzara nel mirino. La loro missione sarà infatti quella di sradicare gli insetti da eventuali 'nidi' in case e uffici.
Rousseff è determinata. "Insisto: dal momento che la scienza non ha ancora sviluppato un vaccino contro il virus Zika - ha affermato - l'unico metodo efficace che abbiamo per prevenire questa malattia è una battaglia vigorosa contro la zanzara" portatrice. E visto che "la maggior parte si riproduce nelle case della gente o in prossimità", la via da battere è andare a eliminare le larve lì dove si annidano. Per la lotta alla Aedes aegypti sono state stanziate ingenti risorse, ha aggiunto Rousseff nel suo discorso, perché questa è una battaglia che "non può essere persa. Tutti noi dobbiamo prendervi parte. Abbiamo bisogno dell'aiuto e della buona volontà" generali. "Collaborate, mobilitate la vostra famiglia e la vostra comunità", ha incitato il presidente.
Il timore per Zika è sostenuto dal possibile collegamento con lo sviluppo di microcefalia nei neonati. Il virus si sta diffondendo attraverso le Americhe e l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l'emergenza per la salute pubblica globale proprio in virtù di questa eventuale correlazione. Il presidente brasiliano ha voluto mandare un "messaggio di conforto" alle mamme e alle future mamme: "Faremo di tutto, assolutamente tutto quello che è nella nostra portata, per proteggervi e per offrire un sostegno ai bambini affetti da microcefalia e alle loro famiglie", ha garantito.
Su un altro fronte, però, è già polemica. Le autorità sanitarie di Nazioni Unite e Usa, secondo quanto riporta la Bbc online, hanno separatamente puntato il dito contro il Brasile che non condividerebbe abbastanza campioni e dati necessari per determinare se il virus Zika è responsabile dell'aumento del numero di bambini nati con microcefalia. Quello che dicono è che la mancanza di informazioni sta intralciando gli sforzi per approdare a test diagnostici, farmaci e vaccini. I laboratori europei e statunitensi sostengono infatti di aver bisogno di campioni dei precedenti focolai per poter condurre una ricerca efficace sull'evoluzione del virus. Uno dei principali ostacoli sarebbe rappresentato dalla legge brasiliana, in base alla quale sarebbe tecnicamente illegale per i ricercatori e gli istituti del Paese distribuire materiale genetico, inclusi dunque i campioni di sangue contenenti Zika e altri virus.