L'inquinamento dell'aria potrebbe avere effetti negativi sulla qualità dello sperma, in particolare sulla motilità degli spermatozoi (ovvero la velocità con la quale nuotano verso l'ovulo): è quanto emerge da un ampio studio condotto su quasi 34.000 uomini cinesi, i cui risultati sono stati pubblicati su JAMA Networks.
Non è la prima volta che si guarda alla correlazione tra inquinamento e fertilità maschile: in passato, però, gli studi sono stati contraddittori tra loro e non hanno prodotto risultati chiari, e perciò gli esperti non sono mai stati concordi sul tema.
Polveri sottili e velocità. La nuova analisi sembra confermare una correlazione, ma non una causalità (è il caso di due variabili che evolvono in modo correlato, ma non necessariamente l'andamento dell'una è conseguente all'andamento dell'altra, ndr) tra particolato atmosferico e qualità dello sperma: le polveri sottili influirebbero in particolare sulla motilità degli spermatozoi, mentre non avrebbero grandi effetti sulla loro quantità e concentrazione. A dimensioni di particolato minori, corrisponderebbero rischi maggiori: negli uomini (di età media di 34 anni) esposti a polveri sottili inferiori a 2,5 micrometri gli studiosi hanno stimato una diminuzione nella motilità pari al 3,6%, mentre in quelli esposti a polveri di 10 micrometri la diminuzione sarebbe del 2,44% - probabilmente perché polveri più sottili riescono a entrare più a fondo nei polmoni e arrecare maggiori danni al nostro organismo.
I dati mostrano inoltre che gli effetti dell'inquinamento sarebbero maggiori quando l'esposizione avviene durante la parte iniziale dei novanta giorni della spermatogenesi (ovvero della creazione degli spermatozoi), piuttosto che nelle ultime due fasi (chiamate meiosi e spermiogenesi).
I limiti dello studio. «Le conclusioni dello studio sono interessanti, ma bisogna tenere presente che correlazione non vuol dire causalità», afferma Allan Pacey, professore di andrologia all'Università di Sheffield che non ha preso parte alla ricerca. L'esperto sottolinea inoltre che la ricerca non fornisce informazioni sulla morfologia e la grandezza degli spermatozoi, cosa che rende impossibile determinare se l'inquinamento abbia magari deformato gli spermatozoi, e se sia questa la reale causa della diminuzione nella motilità spermatica.
«Gli autori specificano di non aver tenuto conto della dieta e le condizioni fisiche dei soggetti analizzati, e io aggiungo che non hanno considerato nemmeno la loro occupazione», spiega Kevin McConway (Open University, UK). «Non si può quindi concludere (e gli autori non lo fanno) che il particolato atmosferico influenzi negativamente la motilità degli spermatozoi».