Salute

Inquinamento luminoso: in che modo è legato all'Alzheimer?

Vivere in aree in cui c'è esposizione alla luce di notte è associato a un rischio più elevato di sviluppare malattia di Alzheimer. Ma per quale motivo?

Oltre a togliere il sonno, disturbare i ritmi di vita di piante e animali e cancellare lo spettacolo del cielo notturno, l'inquinamento luminoso potrebbe aumentare in modo significativo il rischio di ammalarsi di Alzheimer, soprattutto negli under 65. In base a uno studio finanziato dai National Institutes of Health statunitensi e pubblicato su Frontiers in Neuroscience, ci sarebbero forti correlazioni tra l'abitare in zone con un forte inquinamento luminoso e la prevalenza di malattia di Alzheimer.

Dati a confronto. Gli scienziati del Rush University Medical Center di Chicago hanno estratto dai report del programma di assicurazione sanitaria federale Medicare informazioni sul numero di individui con diagnosi di Alzheimer presenti negli USA tra 2012 e 2018, e le hanno confrontate con mappe satellitari della NASA che mostravano le aree più interessate dall'inquinamento luminoso. Nell'analisi sono anche stati considerati alcuni fattori di rischio noti per favorire questa forma di demenza.

Più rilevante del previsto. Alcune condizioni come diabete, ipertensione o esperienza passata di ictus sono risultate più fortemente associate con prevalenza di malattia di Alzheimer rispetto all'intensità della luce notturna attorno a casa. Ma - sorprendentemente - l'inquinamento luminoso è risultato più fortemente associato alla frequenza di Alzheimer nella popolazione di una data area rispetto ad altri importanti fattori di rischio come abuso di alcol, obesità, depressione, insufficienza cardiaca o malattia renale cronica.

Peggio per gli under 65. Le persone più giovani nella fascia di età più a rischio di Alzheimer sembrano essere particolarmente sensibili all'effetto dell'inquinamento luminoso. Infatti, per gli under 65, l'esposizione alla luce di notte è risultata più fortemente associata alla prevalenza di Alzheimer rispetto a qualunque altro fattore di rischio esaminato.

Una possibile spiegazione la fornisce Robin Voigt-Zuwala, direttrice del Circadian Rhythm Research Laboratory del Rush University Medical Center e tra gli autori dello studio: «Alcuni genotipi, che influenzano la malattia di Alzheimer a esordio precoce, hanno un impatto sulla risposta a fattori di stress biologico che potrebbe provocare una maggiore vulnerabilità agli effetti dell'esposizione alla luce notturna». Inoltre, le persone più giovani vivono più spesso in aree urbane e hanno uno stile di vita che potrebbe facilitare l'esposizione a fonti di luce notturna.

Aspetti ancora da approfondire. Lo studio ha diversi limiti, come il fatto di non aver potuto misurare l'influenza dell'inquinamento luminoso indoor (come quello della luce degli smartphone), di aver considerato solo persone statunitensi o di non aver scorporato dall'analisi l'effetto dell'inquinamento atmosferico: è infatti noto che la presenza di polveri sottili in atmosfera aumenta il rischio di demenze, e che le aree con il più forte inquinamento luminoso sono spesso anche quelle con l'aria più inquinata - si pensi alle grandi città.

Un altro "difetto" importante è aver valutato la prevalenza (cioè la proporzione di popolazione con Alzheimer in un determinato periodo di tempo) e non l'incidenza dell'Alzheimer, ossia la misura della frequenza con cui la malattia compare in una certa popolazione. Manca inoltre una valutazione socioeconomica delle aree considerate, perché anche fattori di questo tipo hanno un peso nel determinare il rischio di forme di demenze.

Poco sonno e ritmi sballati. Tuttavia, questo non è il primo studio ad appurare che esiste un collegamento tra inquinamento luminoso e demenze. E il motivo potrebbe essere da rintracciare nella distruzione dei ritmi circadiani, che regolano l'alternanza di sonno-veglia e la risposta del nostro organismo agli stimoli ambientali. La luce notturna è il principale fattore di disturbo del nostro orologio biologico, che quando va in tilt accresce il generale stato di infiammazione dell'organismo e ci rende più sensibili alle malattie.

Il legame tra sonno e Alzheimer. I ritmi circadiani controllano anche il sonno, e la presenza di un sonno alterato o insufficiente è un altro conosciuto fattore di rischio per la malattia di Alzheimer - forse, si ipotizza, perché ostacola il normale ciclo di pulizia del cervello dalle proteine tossiche che si accumulano in eccesso in caso di Alzheimer. Questo risciacquo ad opera del sistema glinfatico avviene nelle ore notturne, quando l'organismo è a riposo.

27 settembre 2024 Elisabetta Intini
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