Il rito annuale del vaccino contro l'influenza è quasi alle porte: anziani, bambini e operatori sanitari si sottoporranno alla periodica iniezione per proteggersi contro il malanno stagionale. Questo ciclo si ripete inesorabile per un motivo ben preciso: ogni anno i ceppi influenzali mutano leggermente rendendo inutile l'immunità acquisita dai nostri organismi ai virus dell'ondata precedente.
Presto però le cose potrebbero cambiare: è la promessa di due team di scienziati che, contemporaneamente ma in modo indipendente, sono arrivati a compiere un passo importante verso la realizzazione di un vaccino universale.
Il presente. Le soluzioni attuali puntano a stimolare una risposta del sistema immunitario contro la emoagglutinina, una proteina che ricopre la superficie dei virus influenzali e fa in modo che aderiscano alle cellule da infettare. Sfruttarla a nostro vantaggio è relativamente semplice; il problema è che si tratta di una macromolecola mutevole, che modifica la propria struttura in modo dinamico di ceppo in ceppo e di anno in anno: è per questo che a intervalli regolari parte l'inseguimento dei nuovi ceppi per preparare vaccini nuovi.
Il futuro. Le due squadre di ricercatori (una del Vaccine Research Center del National Institutes of Health americano, l'altra del Crucell Vaccine Institute in Olanda) sono riuscite invece a isolare la porzione di emoagglutinina che rimane costante nei diversi ceppi influenzali; un'operazione ardua per via della complessa opera di ingegneria molecolare richiesta. L'hanno quindi utilizzata per "educare" i sistemi immunitari di alcune cavie a rispondere adeguatamente all'infezione in arrivo. Dopo la somministrazione, la maggior parte dei topi e dei furetti utilizzati per i test si è dimostrata protetta contro il virus H5N1.
Doppio vantaggio. Un vaccino di questo tipo, se finalizzato, avrebbe due vantaggi. Intanto porrebbe fine alla necessità di iniezioni stagionali, poiché una singola somministrazione durerebbe molti anni, se non per tutta la vita. Soprattutto però diminuirebbe il rischio di pandemie incontrollate, frutto dell'emergere improvviso e inaspettato di ceppi influenzali particolarmente aggressivi.
Lavori in corso. Le ricerche però sono ancora a uno stadio preliminare: perché si comprendano gli effetti della nuova tecnica sugli esseri umani passerà del tempo. Per i prossimi anni l'appuntamento autunnale con il medico resta confermato.