In tanti hanno festeggiato il nuovo anno a letto, con l’influenza. Le cronache parlano di assalto agli ambulatori dei medici e ai pronto soccorso in varie città in Liguria, Toscana, Campania. L’influenza di quest’anno sembra dunque particolarmente aggressiva: «Quella corrente è caratterizzata dalla circolazione di un numero elevato di virus, e di conseguenza da un’alta intensità», spiega Antonino Bella, responsabile scientifico di InfluNet, il sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità.
Conciati per le feste. Le prime settimane non facevano presagire per l'influenza in corso niente di diverso dalle ultime stagioni, e che anche le previsioni parlavano di una stagione non particolarmente intensa. Ma qualcosa è cambiato sul finire di dicembre.
Tra l’ultima settimana del 2017 e la prima del 2018 c’è stato un brusco aumento dei casi: ad ammalarsi sono state circa 12 persone ogni mille assistite (29 su mille tra i bambini sotto i cinque anni), un tasso nettamente superiore a quello della stagione passata e tra i più alti degli ultimi anni. Nel 2009-2010 il picco dell’incidenza fu 12,9 per mille e nel 2004-2005 raggiunse il 14,6 per mille.
Finora l'influenza ha messo a letto oltre due milioni di italiani. Secondo le stime dovremmo essere vicini al picco, il che significa che nelle prossime settimane il numero dei contagi e dei malati dovrebbe cominciare a scendere.
È un’influenza più grave di quella degli anni scorsi? «Per numero di casi certamente sì», risponde Antonino Bella, «ma in termini di casi gravi e decessi, in base ai dati finora raccolti, la stagione è paragonabile a quella precedente.»
Il virus H3N2. Il virus influenzale muta in continuazione, nascondendosi al nostro sistema immunitario, ed è per questo che di anno in anno ci si può ammalare di nuovo. I ceppi che hanno accumulato il maggior numero di mutazioni, camuffandosi meglio, sono quelli che dominano nella stagione influenzale in ciascun emisfero.
Quest’anno stanno circolando molti virus influenzali diversi, due appartenenti al ceppo B e due al ceppo A. In diversi paesi europei, in Inghilterra, per esempio, è in corso una vera e propria emergenza sanitaria, ed è aumentato il numero dei ricoveri causati dall’influenza.
Come è avvenuto anche nell’emisfero australe nella stagione che si è conclusa, a dominare e a rendere particolarmente grave l’epidemia è stato il virus H3N2, del gruppo A. Questo virus non è praticamente mai stato in circolazione fino al 1968, per cui le persone nate prima di quell’anno, tra cui molti anziani, possiedono un’immunità più debole verso quel virus.
In Australia c’è stato un numero molto superiore di morti per complicazioni da influenza tra gli anziani proprio a causa del virus H3N2. Questo non è però il caso dell’Italia: «Da noi il sottotipo H3N2, a differenza di altri paesi europei, non sta circolando affatto», commenta Bella.
Come fermare il contagio. Ecco che cosa si può fare per prevenire l’influenza.
Vaccinarsi. Il vaccino abbassa il rischio di ammalarsi. È consigliato soprattutto alle persone più a rischio di complicazioni dall’influenza, come gli anziani. Va ricordato che la protezione non è totale: chi si vaccina ha circa il 60 per cento di probabilità di essere protetto (e dunque il 40 di ammalarsi ugualmente), ma riduce comunque il rischio e soprattutto la circolazione del virus.
Lavarsi le mani. Possiamo infettarci col virus toccando le superfici contaminate, e poi toccando a nostra volta il naso, gli occhi, la bocca.
Evitare le strette di mano riduce il rischio di contagio e diffusione del virus. Per ridurre ulteriormente le possibilità di contagio, starnutiamo o tossiamo coprendoci la bocca con l’incavo del gomito, invece che con la mano.
Serve il riposo. È meglio (per tutti) stare a casa se si è malati, e finché non si è del tutto guariti.