Salute

Influenza: gli esperti, vaccino anche ai bimbi sani

Da Milano le raccomandazioni degli specialisti al Congresso di antibioticoterapia in età pediatrica

Milano, 20 ott. (AdnKronos Salute) - Ogni anno nel mondo fino a 3 bambini su 10 si ammalano di influenza, e rappresentano i principali 'untori' in famiglia, a scuola e nella società. I piccoli da zero a 5 anni contraggono l'infezione circa 10 volte più spesso degli anziani e 5 volte più degli adulti, mentre i bimbi da 8 a 14 anni circa 8 volte in più dei 'senior' e 4 volte più dei grandi. Fra i bambini, infine, la proporzione di influenzati che finiscono in ospedale è superiore che tra gli anziani. Per tutte queste ragioni anche i piccoli sani, senza particolari problemi di salute, dovrebbero vaccinarsi contro il 'mal d'inverno'. Questa la linea che emerge dal 35esimo Congresso nazionale di antibioticoterapia in età pediatrica, in corso a Milano.

"Le autorità sanitarie di molti Paesi concordano nel raccomandare la vaccinazione antinfluenzale non soltanto negli anziani e nei pazienti di ogni età con fattori di rischio - ricordano gli specialisti - ma anche in bambini sani, come avviene già negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Anche il nostro Paese sembra aver reso ufficiale questa linea di pensiero, come emerge dal Calendario per la vita 2016 attualmente al vaglio del ministero della Salute, in cui si evidenzia da parte dei pediatri e dei medici di medicina generale una forte e univoca raccomandazione all'estensione della vaccinazione antinfluenzale anche ai bambini sani dell'età prescolare".

"I bambini fino ai 5 anni di età, gli anziani sopra i 64 anni e tutti coloro che soffrono di malattie croniche gravi sono i soggetti a maggior rischio di forme particolarmente gravi di influenza, che possono comportare la necessità di ricovero ospedaliero o più raramente condurre alla morte - avverte Susanna Esposito, presidente del summit milanese e di Waidid (Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici), e direttore dell'Unità di pediatria ad alta intensità di cura del Policlinico-università degli Studi di Milano - L'influenza può avere un decorso particolarmente negativo soprattutto quando i virus responsabili dell'infezione sono strutturalmente diversi da quelli che avevano circolato negli anni precedenti, come si verifica nelle pandemie". Ma anche quest'anno 2 dei 3 virus circolanti sono 'new entry', contenute nel vaccino.

Recentemente - ricordano gli esperti - l'Organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato lo sviluppo di vaccini antinfluenzali quadrivalenti invece che trivalenti, considerando il frequente fenomeno del 'mismatch' (mancata corrispondenza) tra ceppi di virus B circolanti e ceppi presenti nel vaccino.

Per oltre 30 anni il vaccino è stato infatti preparato con 2 tipi di virus A e un virus B, ma i dati epidemiologici hanno dimostrato la concomitante e consistente presenza di ambedue i ceppi B-Victoria e B-Yamagata, spesso (come nella passata stagione influenzale) con una predominanza o importante circolazione del ceppo non presente nel vaccino, e di conseguenza con un maggior rischio di complicanze per la popolazione target della vaccinazione.

L'inclusione di entrambi i virus B Yamagata e Victoria è pertanto raccomandata per i vaccini antinfluenzali da utilizzare da ora in poi, nel senso che "i vaccini quadrivalenti - ritengono gli specialisti - andranno progressivamente a sostituire per raccomandazione gli attuali vaccini split o subunità trivalenti a partire dai 3 anni di età (sono ancora in corso studi di efficacia e sicurezza per l'approvazione anche nei primi 3 anni di vita).

Durante il meeting meneghino si è parlato, oltre che di vaccini, anche di immunostimolanti e di probiotici. Sul fronte degli immunostimolanti/immunomodulatori come il pidotimod e l'OM-85, l'Unità diretta da Esposito ha avviato di recente uno studio per raccogliere dati di efficacia e sicurezza sull'impiego di OM-85 nei bambini con una storia di infezioni respiratorie ricorrenti.

Nei primi anni di vita ne soffre il 25% dei piccoli e "nonostante si tratti di infezioni generalmente lievi - precisa la presidente di Waidid - hanno un impatto medico, familiare e socio-economico rilevante. Dati recenti, non ancora definitivi, hanno dimostrato il ruolo primario del microbiota respiratorio e intestinale", ossia dei batteri che abitano questi distretti, "nell'aumentare il rischio di recidive respiratorie e l'impatto negativo degli antibiotici sul microbiota". Per questo la ricerca milanese punta ad analizzare il possibile effetto di immunostimolanti/immunomodulatori sul microbiota, quindi sull'immunità innata intestinale dopo somministrazione di questi prodotti per bocca.

Quanto ai probiotici, Esposito osserva che "il microbiota riveste nell'intestino importanti funzioni fisiologiche, quali la maturazione del sistema immunitario, la degradazione di macromolecole alimentari complesse, la detossicazione, la produzione e l'aassorbimento di vitamine e minerali, influenzando anche il comportamento. Il sistema immunitario ha sviluppato strumenti per convivere con il microbiota, ma anche per tenerlo sotto controllo. Quando questo controllo viene meno avviene la disbiosi, una de-regolamentazione delle comunità batteriche che non si manifesta sempre con diarrea o stipsi, ma può portare ad altri disturbi infiammatori, in alcuni casi come chiara patologia infiammatoria gastrointestinale, ma anche come allergie, obesità, diabete e non ultimo l'autismo. La possibilità di interventi specifici per modificare la qualità del microbiota apre quindi la prospettiva a una serie di nuovi approcci terapeutici nel trattamento dei sintomi dell'autismo, tra cui l'utilizzo dei probiotici".

20 ottobre 2016 ADNKronos
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