Milano, 19 nov. (AdnKronos Salute) - Milano, primavera 1975. Il Centro diagnostico italiano apre le porte della sede centrale, in via Saint Bon 20, al suo primo paziente. Comincia così un'avventura lunga 40 anni. Da allora a oggi i pazienti sono arrivati a quota 18 milioni (quelli seguiti complessivamente dall'inizio delle attività), le sedi del Cdi si sono moltiplicate diventando una rete, e l'attività è passata da oltre 83 mila prestazioni effettuate nel 1975 ai 5,2 mln dello scorso anno. Oggi nella galassia Cdi - 22 strutture in tutto -lavorano oltre mille persone tra medici specialisti, tecnici sanitari, infermieri e impiegati, per una mole di 350 mila pazienti l'anno.
L'ultima new entry è un maxi poliambulatorio di oltre 700 metri quadri tra i grattacieli di Porta Nuova nel capoluogo lombardo, con strumenti di diagnostica per immagini d'avanguardia, visite specialistiche di 29 specialità, 11 tipologie di trattamenti fisioterapici e un punto prelievi in convenzione con il Ssn. E proprio in piazza Gae Aulenti si è scelto di celebrare il traguardo dei primi 40 anni del Cdi, con un convegno scientifico dedicato a 'Prevenzione, diagnosi precoce e salute dei cittadini', che si è svolto oggi nell'Unicredit Tower alla presenza del governatore lombardo Roberto Maroni e con la partecipazione di esperti internazionali di hi-tech e genetica.
Da Alberto Sangiovanni-Vincentelli dell'università della California a Berkeley, che è intervenuto sullo sviluppo delle nanotecnologie e la creazione di strumenti sempre più sofisticati che fondono elettronica e medicina, come le interfacce computer-cervello, a Luca Chiapperino, ricercatore della European School of Molecular Medicine e dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo), che si è concentrato sui meccanismi con cui si esprime il patrimonio genetico e sui vantaggi che porterà in futuro una sempre maggiore conoscenza di questo settore.
Prima dell'apertura del convegno Maroni ha visitato il nuovo poliambulatorio del Cdi, "una struttura nuova - commenta - un'eccellenza che si aggiunge alle tante esistenti in Lombardia e che si integra bene nel sistema lombardo, anche alla luce della nostra legge di evoluzione del sistema sociosanitario regionale".
Innovare, spiega il presidente e amministratore delegato del Cdi Diana Bracco, "ha significato anzitutto offrire un servizio a misura del paziente e delle sue specifiche esigenze. Penso ai nostri 4 percorsi di diagnostica cardiovascolare avanzata dedicati a diabetici, ipertesi, dislipidemici, e asintomatici, o ai percorsi donna suddivisi per età".
Innovazione chiama tecnologia e "la tecnologia richiede investimenti - fa notare Bruno Restelli, direttore Poliambulatorio Cdi - Qui mediamente viene investito in tecnologia circa il 10% del fatturato", che nel 2014 è stato di oltre 93 milioni di euro. "L'obiettivo per il 2016 è toccare quota 100 mln", spiega.
La prevenzione, racconta Bracco, "era l'idea fissa di mio padre ed è l'essenza della nostra attività". Puntare su questa voce, sottolinea invece Maroni, "vuole dire minori costi, ma, soprattutto, migliore qualità della vita per i cittadini".
La Lombardia è "la Regione che meglio gestisce la spesa sanitaria, che dai noi incide per il 5% del Pil regionale, contro una media nazionale del 20% - aggiunge Maroni - E i servizi di chi spende di più non sono certo migliori dei nostri. Questi numeri ci fanno guardare con ottimismo al futuro, anche se dobbiamo fare i conti con una crescente riduzione delle risorse da parte dello Stato centrale".
"Nella legge di Bilancio in discussione al Parlamento - osserva il governatore - sono previsti 111 miliari per il Fondo sanitario nazionale: uno in più dell'anno scorso, ma che sarà abbondantemente assorbito dagli aumenti che ci saranno a seguito dell'aggiornamento dei Lea e da altre spese previste. A conti fatti, nel 2016 ci sarà una riduzione di almeno 800 milioni. Abbiamo chiesto al Governo di intervenire e mi auguro che il Parlamento corregga questi errori".
La Lombardia comunque "non sarà costretta a fare riduzioni, e con la riforma del Ssr si prevedono risparmi che, a regime, arriveranno a 400 milioni di euro". Quanto al rapporto pubblico-privato "virtuoso" all'interno del sistema sanitario regionale, Maroni sottolinea che l'intenzione è di "mantenerlo e sostenerlo".