Per la prima volta in Europa è stata impiantata nel cuore una protesi mitralica percutanea. L'intervento, effettuato per via transfemorale, è stato eseguito dall'équipe di Cardiologia interventistica dell'IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, in collaborazione con un team internazionale israeliano-americano, nel contesto di uno studio che coinvolge Mayo Clinic e Ohio Health negli Stati Uniti.
Si tratta di un decisivo passo avanti per il trattamento dell'insufficienza valvolare mitralica: una metodica mininvasiva che offre nuove possibilità di cura per i pazienti non idonei alla riparazione percutanea e chirurgica convenzionale.
La mitrale è la valvola posta tra l'atrio sinistro e il ventricolo sinistro del cuore e regola il passaggio del sangue ossigenato proveniente dai polmoni. Si ha insufficienza mitralica quando un difetto di chiusura della valvola fa sì che parte del sangue refluisca nell'atrio anziché andare in aorta. Provoca sintomi quali dispnea (mancanza del respiro), gonfiori e affaticamento. L'incidenza nella popolazione italiana è di circa l'1.7% e aumenta nelle persone anziane.
L'intervento dura tre ore circa e si svolge in sala di emodinamica in anestesia totale. Il paziente resta poi in Terapia Intensiva per 24 ore, sveglio, per il monitoraggio. Le dimissioni avvengono dopo circa tre giorni e sono previsti controlli a 1, 3, 6 mesi dopo l'intervento. «Da subito è stato riscontrato un miglioramento della funzionalità cardiaca dei pazienti confermato al follow-up a distanza di tre mesi. Lo studio andrà avanti con l'obiettivo di rendere questa tecnica disponibile a quelle persone che, per le condizioni del loro cuore, non possono sostenere altri tipi di interventi», spiega Bernhard Reimers, responsabile della Cardiologia Clinica, Interventistica e UCC in Humanitas.
Riduzione dei rischi. Infatti, la valvola mitrale può essere riparata o sostituita chirurgicamente, ma nei pazienti ad alto rischio sono state sviluppate delle tecniche mininvasive che permettono la riparazione, qualora la valvola abbia un'anatomia non complessa, o la sostituzione, nel caso in cui la valvola sia molto compromessa. Le valvole che attualmente sono disponibili per sostituzione percutanea richiedono tuttavia un'incisione all'apice del cuore.
«Questa procedura può comportare dei rischi, e la valvola può creare un'ostruzione dinamica all'uscita del sangue dal cuore, motivo per cui circa il 70% dei candidati all'impianto di valvole transapicali viene poi valutato non idoneo – spiega Antonio Mangieri, cardiologo interventista di Humanitas -. Con la nuova protesi mitralica percutanea, invece, si minimizza il rischio di ostruzione del ventricolo e si riducono i tempi chirurgici e del recupero post-operatorio dal momento che la procedura viene eseguita attraverso un'incisione di solo un centimetro all'altezza dell'inguine che consente al paziente una mobilizzazione precoce rispetto ad un taglio all'apice del cuore».