Il virus della MERS, la nuova e pericolosa sindrome respiratoria mediorientale, è stato trovato nel latte dei cammelli: indizio ulteriore che questi animali potrebbero essere i responsabili della trasmissione all’uomo della malattia. E motivo in più, come già è stato raccomandato, per non bere il latte non pastorizzato di dromedario, usanza comune nei paesi dove la malattia è esplosa.
I dati dell'OMS
Da quando si è manifestata nella penisola araba nel 2012, la MERS (definita anche la nuova SARS perché è provocata da un virus simile a quello della sindrome che scoppiò in Asia tra il 2002 e il 2003) ha colpito finora alcune centinaia di persone. L’Arabia Saudita è il paese in cui si conta il maggior numero di casi e di morti. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i casi confermati in laboratorio sono 683 e le morti 204, ma secondo altre fonti questi numeri sarebbero sottostimati. In base agli ultimi aggiornamenti, la mortalità tra chi ne viene colpito è circa il 40%, ancora più alta di quello che si pensava.
Altra cosa che si sa è che il virus sembra per ora scarsamente trasmissibile. Si contano infatti pochi casi di contagio da una persona infetta a un’altra, mentre nella maggior parte dei casi chi si è ammalato è entrato direttamente in contatto con il virus da un animale oppure ha contratto l’infezione in ospedale a causa di misure di igiene e prevenzione poco accurate.
Il latte infetto dei cammelli
Già da tempo era chiaro che il contatto con i cammelli era un fattore di rischio: in nove paesi della penisola araba e dell’Africa gli animali sono risultati portatori del virus che probabilmente hanno acquisito da altri animali, forse i pipistrelli. Il team di scienziati che ha realizzato la nuova scoperta, ricercatori olandesi e del Qatar, ha raccolto migliaia di campioni biologici da persone, cammelli e dall’ambiente, e li ha sottoposti ad analisi per ricercare il virus o anticorpi contro il virus, segno di una passata infezione.
In più della metà degli animali in cui è stata trovata la presenza del virus nel naso o nelle feci, anche il latte era infetto. Sulla base di questi dati, è probabile che l’Organizzazione mondiale della sanità aggiorni le sue linee guida per sconsigliare di bere il latte di cammello non pastorizzato. I ricercatori hanno riscontrato gli anticorpi contro il virus anche in circa uno su dieci degli operai che lavorano a contatto con i cammelli. Questo potrebbe significare che il virus sia più diffuso di quanto si pensasse e che, nella maggior parte delle persone, non sia in grado di causare una malattia grave. Come e perché si trasformi nella polmonite seria e spesso mortale che ha portato all’identificazione della nuova malattia, è ancora tutto da scoprire.
Pellegrinaggi sotto osservazione
La preoccupazione principale ora riguarda l’inizio della stagione dei pellegrinaggi a La Mecca. L’affollarsi di pellegrini nel Paese dove è scoppiata l’epidemia e dove si registra a oggi il maggior numero di morti preoccupa le autorità sanitarie. L’afflusso dei pellegrini dovrebbe intensificarsi a fine giugno, con l’inizio del Ramadan, e poi di nuovo a ottobre. Paesi come la Tunisia, l’Egitto e l’Iran hanno consigliato ai fedeli di rimandare il pellegrinaggio.
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