In occasione della Giornata Mondiale della malaria, la rivista Lancet ha pubblicato un documento che fa il punto sui risultati finali dello studio clinico in fase III del vaccino antimalarico RTS, S/AS01, sviluppato dalla casa farmaceutica GlaxoSmithKline. I dati fanno intravedere degli spiragli di ottimismo per il futuro, sebbene ci si potesse ragionevolmente attendere qualcosa di più: tra gli oltre 15mila bambini africani selezionati per i test, meno del 50% ha acquisito immunità nei confronti del parassita Plasmodium.
Quello prodotto dalla GlaxoSmithKline è il primo vaccino antimalarico a raggiungere la cosiddetta fase III, ovvero lo step in cui si valuta su un grande gruppo di pazienti la definitiva efficacia di un farmaco e che, in caso di successo, fa da anticamera all'effettiva immissione sul mercato.
Ogni giorno, nell'Africa subsahariana muoiono circa 1.300 bambini a causa della malaria, una patologia provocata da parassiti protozoi del genere Plasmodium, i cui vettori sono zanzare del genere Anopheles.
Metodo di indagine. Il trial clinico è stato condotto nell'Africa subsahariana, coinvolgendo 8.922 bambini (5-17 mesi di vita) e 6.537 neonati (6-12 settimane di vita) provenienti da sette diverse nazioni, Burkina Faso, Gabon, Ghana, Kenya, Malawi, Mozambico e Tanzania. Il vaccino è stato testato nell'arco di 18 mesi, da marzo 2009 a gennaio 2011, eseguendo tre somministrazioni per ciascun soggetto (la seconda e l'ultima rispettivamente a un mese e due mesi di distanza dalla prima). Al ventesimo mese è stata effettuata una dose di richiamo; i bambini sono stati poi monitorati fino a gennaio 2014.
Numeri in chiaroscuro. Brian Greenwood, autore dello studio e professore di medicina tropicale presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha confessato di essere rimasto «un po' deluso» dai risultati dei test clinici: «Speravo che il vaccino potesse rivelarsi più efficace, ma non siamo mai riusciti raggiungere il successo osservato nei vaccini contro il morbillo, che hanno il 97% di efficacia».
Lo ricerca ha dimostrato però che al termine dei 18 mesi, il 46% dei bambini tra i 5 e i 17 mesi era diventato immune alla malaria, mentre nei bimbi sottoposti al trattamento tra le 6 e le 12 settimane l'immunizzazione era del 27%. Sono dati molto confortanti, per una patologia che registra circa 200 milioni di casi all'anno e che muoiono di più i bambini. Un'efficacia anche del 30% salva milioni di vite.
Il successivo monitoraggio ha rivelato due punti deboli: l'efficacia del vaccino tende a calare nel tempo e il richiamo, pur utile, non permette di raggiungere i livelli di protezione iniziali. Il motivo di questi dati ondivaghi è noto agli scienziati da tempo: il parassita della malaria ha un ciclo di vita molto complesso, e nell'arco dell'evoluzione ha sviluppato svariati meccanismi per eludere il sistema immunitario dell'uomo.
Tutto da rifare? Il vaccino della GlaxoSmithKline è frutto di studi ultraventennali, motivo per cui di fronte a certi dati statistici e alle complicanze annesse viene naturale rimanere un po' perplessi. Tuttavia, secondo Greenwood il vaccino RTS, S/AS01 potrebbe ancora ridurre gli attacchi di malaria di circa il 30%, che è più di qualunque altro potenziale vaccino mai progettato finora. La European Medicines Agency rivedrà ora attentamente i dati raccolti per decidere se rilasciare la licenza: solo a quel punto la World Health Organization potrebbe decidere di autorizzare l'utilizzo del prodotto sul larga scala a partire dal prossimo ottobre.
Qualunque sia il destino di questo vaccino, diversi esperti sottolineano comunque che l'enorme mole di informazioni raccolte servirà per tracciare la strada a cure future ancora più incisive e adeguate.
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