Milano, 30 gen. (AdnKronos Salute) - Ragazze o signore come tutte le altre, che spesso già da bambine, intorno agli 11-12 anni, vivono con profondo disagio una forma particolare o dimensioni anomale delle proprie parti intime. Un complesso che le spinge a rinunciare a una vita sociale normale, a indossare un costume, a fare sport e persino all'amore. "Con il ritocco ai genitali femminili la vanità, la pressione maschile o l'effetto della pornografia non c'entrano", assicura Miles Berry, consulente in chirurgia plastica e chirurgo estetico al Weymouth Street Hospital di Londra, che nella sua clinica ha eseguito 49 operazioni di 'sex design' in rosa nel 2014, contro le 27 del 2013: +80% in un anno.
Un trend in linea con alcuni dati del National Health Service britannico, che nell'ottobre scorso hanno fatto molto discutere i media Gb: dal 2001 al 2010 gli interventi eseguiti nelle strutture del servizio pubblico inglese sono quintuplicati. In un articolo pubblicato sul 'Daily Mail', Berry analizza le ragioni che stanno dietro a questi numeri e ci tiene a "sfatare il mito" che etichetta chi si rivolge al chirurgo come donne ossessionate dalla vanità, dall'influenza degli stereotipi maschili o dall'immagine veicolata dal business del porno. "Non è proprio così", spiega l'esperto raccontando diversi casi giunti alla sua attenzione. Nella stragrande maggioranza delle richieste, testimonia, entrano in gioco motivi funzionali o una percezione che genera dolore e pesante stress psicologico. Motivi ai quali si aggiunge un'aumentata consapevolezza sulla disponibilità di nuove tecniche.
Le zone 'nel mirino' della chirurgia genitale femminile sono le piccole e le grandi labbra, normalmente di lunghezza rispettivamente pari a "1 e 5 cm circa", calcola Berry, e sulle quali è possibile intervenire tramite labioplastica con bisturi o laser. Se in alcune donne forma e dimensioni vengono alterate da parto, invecchiamento o fattori ormonali, in altre l'eccesso cutaneo è congenito. Ci sono bambine che nascono così, spiega ancora l'esperto, e che crescendo evitano di andare in palestra o in piscina, di cambiarsi in pubblico, di indossare gonne o pantaloncini corti, di mettersi un bikini, persino di avere rapporti sessuali. E non solo per pudore o vergogna, ma anche per disturbi fisici veri e propri, invalidanti nella vita quotidiana.
"Una delle mie pazienti faceva parte di una squadra ciclistica, ma per questo suo problema soffriva di gonfiori e irritazioni continui e ha dovuto abbandonare il team", riferisce ad esempio Berry. "Un'altra non poteva indossare jeans o in generale indumenti stretti", e "un'altra ancora usava dei tamponi per 'bloccare' il tessuto in eccesso che altrimenti le sarebbe uscito dalla biancheria intima".
In alcune donne, invece, il problema è di asimmetria fra le due metà del corpo: "Ho visto una signora con un labbro lungo 4 cm e l'altro 1,5. La cosa la infastidiva moltissimo". Lo specialista non concorda con una relazione presentata nel 2013 dal Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, in cui i ginecologi inglesi sostenevano che le "immagini modificate" dei genitali femminili nel porno stanno cambiando nelle donne la percezione di ciò che è normale, provocando ansia sull'aspetto delle proprie parti intime. "A una paziente di 45 anni - dice Barry - ho provato a chiedere quanta pornografia guardasse. Lei mi ha chiesto se fossi matto".
E in Italia chi chiede il ritocco genitale 'in rosa'? Mamme messe a dura prova da più parti, ma anche 50enni che vogliono recuperare e vivere fino in fondo una nuova 'giovinezza intima', o 20enni determinate a correggere un difetto estetico che crea loro disagio nella vita amorosa o durante lo sport. Questo l'identikit della paziente-tipo disegnato da Alessandro Littara, pioniere del sex design nella Penisola, co-fondatore e responsabile del Centro di medicina sessuale di Milano. Un settore che non conosce crisi, ha spiegato l'esperto in un'intervista rilasciata all'Adnkronos Salute mentre le cronache britanniche iniziavano a puntare i riflettori sul fenomeno: "L'incremento di questi interventi - calcolava - è intorno al 10% all'anno".
Nella struttura di viale Vittorio Veneto, nel cuore della metropoli a pochi passi dai Giardini di via Palestro, si fanno ogni anno "circa 120 interventi chirurgici veri e propri, più altrettante prestazioni ambulatoriali che non richiedono sala operatoria: dall'acido ialuronico per l'amplificazione del punto G ad altre procedure". Molto rare in Italia sono invece le ricostruzioni dell'imene, chieste da giovani donne musulmane per motivi culturali (la necessità di simulare una verginità): "Ne avrò fatti in tutto 5 o 6, se non meno". I ritocchi intimi di tipo chirurgico più gettonati nel Belpaese sono la labioplastica per la riduzione delle piccole labbra, la liposuzione del monte di Venere o l'aumento delle grandi labbra per migliorarne l'estetica. In questi casi l'età tipica della donna è 20-35 anni, mentre fra le 50enni negli ultimi anni è in aumento la domanda di 'ringiovanimento intimo' con metodiche soft come iniezioni o lipofilling. La maggior parte delle richieste femminili arriva dal Centro-Nord. Mentre è più alta al Sud la corsa alla penoplastica, intervento al maschile di cui Littara fra i massimi esperti e fa scuola nel mondo.