Salute

Il paradosso dei farmaci oppioidi contro il dolore

L'abuso delle prescrizioni negli Stati Uniti ha contribuito a un aumento di tossicodipendenze e morti da overdose, mentre in molti altri paesi non arrivano ai pazienti che ne avrebbero bisogno.

Emergenza sanitaria pubblica. Alla fine dell’anno scorso, il presidente americano Donald Trump ha definito così l’abuso di oppioidi negli Stati Uniti: in due decenni la dipendenza da queste sostanze è arrivata in fasce di popolazione, come quella giovanile, in cui prima non era quasi per niente diffusa, e si è assistito a un aumento vertiginoso dei decessi per overdose.

Nel 2016 le morti collegate all’uso di oppioidi sono state oltre 42mila, più di quelle per incidenti stradali. E ogni giorno muoiono 42 persone per overdose da farmaci antidolorifici basati su queste sostanze.

Secondo stime recenti del National Center for Health Statistics, inoltre, proprio alla crisi degli oppioidi è collegata la diminuzione nell’aspettativa di vita, che per gli Stati Uniti è scesa per il secondo anno di fila, come non accadeva dagli anni Sessanta.

Come si arrivati a tutto questo? È opinione condivisa tra gli esperti che il fenomeno abbia avuto inizio a partire dalla messa in commercio e dalla prescrizione “sbagliata” di alcuni farmaci analgesici, in particolare l’ossicodone, sintetizzato la prima volta in Germania nel 1916, a partire dalla tebaina, un alcaloide dell’oppio.

Nel 1995, la Food and Drug Administration, l’ente regolatorio americano sui farmaci, approvò l’OxyContin, una formulazione a elevato dosaggio e lento rilascio di ossicodone. La sostanza, che fino a quel momento era stata prescritta quasi esclusivamente ai pazienti oncologici per il dolore neoplastico, grazie anche a un marketing molto aggressivo che sottolineava la sua efficacia e la scarsità di possibili effetti collaterali in particolare dello sviluppo di dipendenza, cominciò a essere prescritta dai medici generici per molti altri tipi di dolore, dal mal di testa ai dolori ossei al trattamento del dolore post-chirurgico.

Fra il 1997 e il 2002 le prescrizioni di ossicodone per il dolore non oncologico sono aumentate di 10 volte. Oggi i medici americani consumano quattro volte più oppioidi di tutti i loro colleghi nel mondo messi assieme, e sono responsabili dell’81 per cento delle prescrizioni globali di questi farmaci.

Il brevetto del farmaco è scaduto nel 2013, cosa che ha fatto diminuire i profitti dell’azienda produttrice, ma ha potenzialmente allargato ancora il mercato.

In sostanza, la prescrizione con regole lasse dei farmaci, il fatto che abbiano raggiunto anche persone cui non erano destinati, il loro ingresso sul mercato illegale (se frantumate, le compresse di ossicodone rendono la sostanza subito disponibile, con un effetto oppioide potente come quello di una dose di eroina) hanno contribuito a creare i presupposti per la loro diffusione, le dipendenze, l’ingresso nel mercato illegale: insomma la crisi attuale.

L’uso ha cominciato a diffondersi, specie fra gli adolescenti e i giovani, in una spirale difficile da arrestare.

In questa serie di articoli sul blog della Società Italiana Tossicodipendenze sono approfonditi i fattori e che hanno portato alla situazione attuale.

Altri oppioidi sintetici, utilizzati inizialmente come farmaci, si sono diffusi anche sul mercato illegale come droghe. Uno dei più potenti e pericolosi è il fentanyl, usato nel trattamento del dolore grave, che ha una potenza molto superiore a quella della morfina.

E da noi? In Europa e in Italia esiste una crisi degli oppioidi sintetici? «In Italia il fenomeno sicuramente non è così presente come negli Stati Uniti» risponde Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità.

Il problema nel nostro paese, però, potrebbe anche essere sottostimato, perché alcune morti da droga non sono accompagnate da un’analisi puntuale della sostanza che ha provocato il decesso. Con gli oppioidi sintetici, tra l’altro, essendo sostanze molto più potenti di morfina ed eroina, è possibile arrivare a intossicazioni gravi o fatali con molta più facilità.

«Il Sistema europeo di allerta rapido sulle nuove sostanze psicoattive di cui facciamo parte» continua Pacifici «ci ha però segnalato diversi decessi per abuso di derivati del fentanyl. È quindi probabile che questo fenomeno sia già presente o in arrivo anche da noi, come anche un mercato illegale importante di queste sostanze sul territorio europeo».

Sicuramente sono cambiate le modalità di consumo delle sostanze oppiacee. «L’eroina era una volta la "droga dei poveri". Oggi è tornata prepotentemente sul mercato con modalità di assunzione diverse. Gli oppiacei si fumano, si ingeriscono, si accompagnano spesso ad altre sostanze come cocaina o anfetamine» osserva Pacifici. In questo panorama rientra anche il consumo di oppiacei sintetici contraffatti e prodotti clandestinamente. Fanno parte delle cosiddette nuove sostanze psicoattive, che si diffondono e comprano soprattutto su Internet, e su cui sono disponibili informazioni molto limitate.

Troppo, o troppo poco. C’è tuttavia un forte paradosso nel panorama del consumo di farmaci oppioidi. Mentre negli Stati Uniti, come visto, l’abuso ha portato a una crisi di tossicodipendenze, nel resto del mondo questi stessi medicinali sono poco presenti o poco prescritti. Per l’Organizzazione mondiale della sanità, proprio il consumo pro capite di morfina è un indicatore importante della qualità della terapia del dolore cronico da cancro.

Ma, secondo un rapporto commissionato dalla rivista scientifica Lancet, il 90 per cento di tutta la morfina nel mondo è consumata dal 10 per cento della popolazione nei paesi più ricchi.

Detto con altri numeri ancora, gli Stati Uniti consumano trenta volte più oppioidi del necessario, l’India ha il 16 per cento del fabbisogno, la Nigeria lo 0,2 per cento.

Anche l’Italia, nonostante gli aumenti degli ultimi anni, è ancora agli ultimi posti in Europa per utilizzo di oppiacei nella terapia del dolore. «Eppure questi farmaci sono una importante risorsa da difendere» osserva Pacifici. «Vigilare sulla prescrizione sconsiderata di oppiacei è importantissimo per evitare che diventi l’anticamera di una situazione come quella degli Stati Uniti. Altrettanto importante è che questi farmaci arrivino a chi ne ha necessità».

11 febbraio 2018 Chiara Palmerini
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