Alla lista delle buone ragioni per smettere di fumare se ne aggiunge una di un certo "peso": il fumo di sigaretta lascia tracce persistenti nel modo in cui il sistema immunitario risponde alle infezioni, visibili anche anni dopo che si è smesso. È quanto emerge in uno studio pubblicato su Nature che ha cercato di capire perché la risposta immunitaria vari così tanto da persona a persona. Dall'analisi sono emersi tre fattori: oltre al fumo, che è quello che ha l'impatto maggiore, influenzano la reazione immunitaria anche un elevato indice di massa corporea e una precedente infezione da cytomegalovirus, un patogeno molto diffuso.
Stessa infezione, diverse reazioni. Secondo gli scienziati, la scoperta è un invito a considerare non solo gli effetti immediati del nostro stile di vita, ma anche quelli duraturi, destinati a condizionare per molto tempo la nostra salute.
Il grande ventaglio di possibili risposte del sistema immunitario umano alla stessa infezione è emerso molto chiaramente durante la pandemia di CoViD-19: la stessa infezione poteva provocare sintomi moderati in alcuni pazienti, e la necessità di un ricovero ospedaliero in altri. Studi precedenti hanno evidenziato l'importanza di alcuni fattori, come sesso, genetica ed età nella risposta immunitaria. Il nuovo lavoro dell'Istituto Pasteur di Parigi ne ha messi in luce di nuovi.
Le molecole che segnalano l'emergenza. I ricercatori hanno raccolto campioni di sangue e questionari da un migliaio di partecipanti sani residenti in Bretagna (Francia). Hanno poi esposto il sangue a molecole e patogeni noti per attivare il sistema immunitario e hanno misurato quanto ciascun agente "scatenante" stimolasse il rilascio di proteine-segnale chiave nei processi infiammatori, le citochine. Se il termine non vi è nuovo è perché la tempesta di citochine (una reazione immunitaria esagerata e potenzialmente letale) è stata a lungo una delle più gravi e temute evoluzioni nei casi gravi di covid.
Conseguenze indelebili del fumo. Quando gli autori dello studio hanno incrociato i risultati di queste prime analisi con altri 136 fattori personali emersi dai questionari su stile di vita, condizioni ambientali e dati clinici, è emerso che alcuni di essi avevano una connessione molto forte con la produzione di citochine: il fumo, l'indice di massa corporea e una pregressa infezione da cytomegalovirus. L'effetto del fumo è però subito balzato all'occhio, perché questa abitudine, da sola, pesa sul sistema immunitario come età, sesso e genetica messi insieme, e con effetti che durano anni dopo che i partecipanti hanno smesso di fumare.
Come ci riesce? Secondo gli scienziati questa cattiva influenza sarebbe legata alla capacità del fumo di alterare l'espressione genica, il modo in cui le informazioni scritte nel DNA vengono lette e trasformate in molecole (tipicamente in proteine). I prossimi passi saranno capire in che modo il fumo influisca sulle funzioni cellulari e trasformi la capacità dell'organismo di reagire alle infezioni e ai vaccini. Così da avere una più ampia panoramica degli effetti del fumo sulla salute.