Salute

Il disgusto ci tiene fuori dai guai

Un comportamento o un'azione possono essere tanto rivoltanti quanto uno yogurt scaduto. Un gruppo di ricercatori canadesi ha indagato sul senso del disgusto e ha scoperto che la repulsione fisica e quella morale sono sostanzialmente identiche. E servono a tenerci lontano da situazioni pericolose. (Alessandro Bolla, 26 febbraio 2009)

Ci sono cose che lasciano l’amaro in bocca: non sono solo le patatine scadute, ma anche comportamenti e gesti che consideriamo immorali o illeciti. Per esempio quando ci viene proposto un lavoro con una paga ridicola o quando qualcuno cerca di coinvolgerci in qualcosa che consideriamo moralmente inaccettabile. E non si tratta solo di una metafora. Un team di ricercatori canadesi ha infatti recentemente condotto uno studio che dimostra come il disgusto sensibile, provocato per esempio da uno yogurt andato a male, e quello psicologico, provocato per esempio dalla visione di scene violente, immorali o contrarie al senso di giustizia siano la stessa cosa.
Per fortuna c'è lo schifo. Il senso del disgusto è nato per aiutare l’uomo a stare lontano da cibi avariati, contaminati o che possono in qualche modo fargli male. Si tratta dunque di un meccanismo di difesa. Come mai si attiva anche quando non c’è un evidente pericolo fisico, per esempio quando leggiamo su un giornale i dettagli di un crimine efferato? Per rispondere a questa domanda, H.A. Chapman, D.A. Kim, J.M. Sussikind e A.K. Anderson dell’Università di Toronto, hanno analizzato prima di tutto le reazioni più evidenti che ciascuno di noi può avere nei confronti di qualcosa di disgustoso: le smorfie. Hanno somministrato ad alcuni volontari piccole quantità di bevande salate, acide, puzzolenti e amare e hanno registrato, grazie ad una elettromiografia (un esame che consente di controllare le contrazioni muscolari), le reazioni di alcuni muscoli delle labbra e con uno speciale software, ne hanno misurato gli spostamenti rispetto alla posizione normale. Dopo ogni assaggio i partecipanti al test hanno dato un giudizio su ciò che avevano bevuto. Nella seconda fase dell’esperimento gli stessi volontari sono stati esposti alla visione di immagini disgustose di ogni tipo come feci, insetti, ferite ed è stato chiesto loro di classificarle. In tutte e due le fasi del test si è evidenziata una correlazione molto precisa tra l’attivazione dei muscoli labiali e il livello di disgusto percepito.

LA MORALE È SEMPRE QUELLA....

A questo punto i ricercatori hanno indagato sugli effetti dell’immoralità e della trasgressione. Per farlo hanno sottoposto i volontari al gioco dell’ultimatum: due persone devono spartirsi 10 euro.

Lo sperimentatore decide come dividerli e la cavia umana può solo scegliere se accettare o meno l’offerta che può spaziare da un equo 5:5 a un ingiusto 9:1. Come sempre sono stati monitorati i movimenti delle labbra e alla fine di ogni round i volontari hanno descritto le sensazioni che hanno provato nel corso del gioco. Alcuni hanno descritto sensazioni di rabbia, altri di tristezza, altri ancora di disgusto. Solo quando hanno provato quest’ultima sensazione hanno attivato i muscoli labiali. Non solo: la contrazione dei muscoli, in tutti e tre gli esperimenti, è stata tanto più forte quanto più intenso è stato il senso di disgusto fisico o morale percepito dal soggetto. Secondo i ricercatori i risultati di questo studio proverebbero che nell’uomo il meccanismo di difesa del disgusto agirebbe anche a livello “sociale” mettendolo al riparo da situazioni potenzialmente pericolose.

Il confine tra gusto e disgusto spesso è sottile: quello che per noi è rivoltante, per altri è una vera leccornia. E non perderti la fotogallery sul mondo a tavola.

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27 febbraio 2009
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