Salute

Il diabete di tipo 2: una malattia da prioni?

Una proteina malformata potrebbe facilitare l'insorgenza del diabete di tipo 2, e uno studio sembra dimostrare che la condizione si possa trasmettere in modo analogo al morbo della mucca pazza.

Una proteina dal comportamento anomalo potrebbe essere all'origine di alcuni casi di diabete di tipo 2: se confermata, la scoperta aprirebbe la strada a una nuova comprensione di questa condizione, in particolare per ciò che riguarda una possibile - inaspettata e ancora tutta da dimostrare - via di trasmissione. Se l'ipotesi è corretta, la malattia potrebbe infatti essere veicolata con trasfusioni di sangue o trapianti d'organo e comportarsi in maniera analoga ad alcune malattie da prioni (come l'encefalopatia spongiforme bovina o "morbo della mucca pazza").

A differenza del diabete di tipo 1, quello di tipo 2 si sviluppa con l'età ed è comunemente associato a obesità e mancanza di esercizio fisico (considerati fattori di rischio). Negli ultimi anni il numero di persone affette da diabete di tipo 2 è aumentato esponenzialmente, passando da 30 milioni di casi accertati nel 1985 a 390 milioni nel 2015.

Sorvegliata speciale. Un gruppo di ricercatori dell'Università del Texas si è concentrato sulla quantità anomala di depositi di proteine rintracciabile nel pancreas del 90% dei pazienti - in particolare sugli aggregati di una proteina ripiegata in modo errato, chiamata polipeptide amiloide degli isolotti (IAPP, IsletAmyloid PolyPeptide).

Il ripiegamento proteico è un processo attraverso il quale le proteine assumono la loro forma tridimensionale. Quando questo non avviene correttamente, le proteine non possono svolgere la loro funzione e tendono ad accumularsi in modo disordinato, un processo che è all'origine delle cosiddette malattie da prioni.

Il test. Quando piccole quantità di questa proteina sono state iniettate nei topi, nel pancreas degli animali si sono formati depositi di IAPP; ma soprattutto, dopo qualche settimana i roditori hanno iniziato a manifestare i sintomi del diabete, come elevati livelli di glucosio nel sangue e perdita di cellule beta del pancreas (quelle che secernono insulina).

Non è chiaro come gli aggregati proteici possano favorire il diabete di tipo 2, ma un'ipotesi è che l'accumulo di IAPP finisca per danneggiare le cellule beta.

Che cosa significa? La ricerca apre la possibilità al fatto che il diabete mellito di tipo 2 possa trasmettersi come le malattie da prioni, le quali, a differenza delle infezioni propagate da virus e batteri, sono causate da catene proteiche ripiegate in maniera scorretta che inducono altre proteine ad assumere conformazioni anomale. Una delle più tristemente famose è l'encefalopatia spongiforme bovina, che si contrae mangiando carne di bovini infetti.

Non c'è al momento motivo di essere allarmati: la ricerca è ben lontana dal dimostrare che il diabete di tipo 2 è una "malattia contagiosa". Senz'altro apre nuove strade di indagine a chi si occupa di salute pubblica, e aiuterà a capire come la malattia si sviluppi all'interno del singolo individuo.

4 agosto 2017 Elisabetta Intini
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