Salute

I traumi cerebrali dei calciatori sono sottovalutati

Secondo gli esperi della rivista Lancet, a bordo campo servirebbe un medico indipendente per valutare i colpi alla testa ricevuti dai giocatori.

Un editoriale pubblicato sulla prestigiosa rivista “Lancet Neurology” lancia l'allarme sul rischio dei traumi concussivi cerebrali dei calciatori e sul pericolo di una sottovalutazione di queste lesioni.

«Dopo un violento colpo alla testa, e la possibilità di un trauma cranico, la decisione di far tornare l'atleta in campo dovrebbe essere presa da un medico indipendente», affermano i ricercatori nell'editoriale.

Durante i Mondiali di calcio, chiusi ieri con la finale tra Germania e Argentina, ci sono stati diversi incidenti di questo tipo: il difensore dell'Uruguay Alberto Pereira, ad esempio, è svenuto dopo uno scontro di gioco ma poi è tornato in campo. Durante la finale Germania-Argentina il giocatore tedesco Christoph Kramer è uscito dal campo anche a causa di un violento scontro di gioco con relativo colpo alla testa.

La Federazione internazionale dei calciatori professionisti (FIFPro) ha chiesto da tempo un'indagine più accurata sui protocolli che riguardano proprio le concussioni. Un colpo diretto, un urto contro un altro corpo fermo o in movimento, oppure uno scossone subito a seguito di una spinta ricevuta o ancora una brusca decelerazione del capo (colpo di frusta), sono tutti eventi che, producendo improvvisi movimenti della testa, possono causare una concussione cerebrale.

«Mentre molte federazioni di altri sport riconoscono il danno potenziale che anche una lieve lesione traumatica può causare - precisano i ricercatori - nel calcio serve un maggiore impegno per ridurre la frequenza con cui si verificano questi traumi».

14 luglio 2014
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