Un medico americano ha scoperto l'esistenza di recettori del gusto amaro all'interno dei polmoni. La loro funzione non è del tutto chiara, però potrebbero essere utilizzati per veicolare nuove terapie particolarmente efficaci contro asma e bronchite cronica. (Riccardo Zucco, 27 ottobre 2010)
La curiosa scoperta della presenza di recettori del gusto amaro all’interno dei bronchi umani effettuata da Stephen B. Ligget, professore di medicina e fisiologia presso l’Università del Maryland (USA), potrebbe aprire nuove strade alla cura dell’asma e di altri disturbi respiratori.
Ligget e il suo team hanno trovato queste particolarissime cellule, normalmente presenti all’interno della bocca, sulla muscolatura liscia che regola la contrazione e la dilatazione delle vie aeree polmonari, un passaggio critico nel complesso meccanismo che fa arrivare fino alle cellule l’ossigeno contenuto nell’aria che respiriamo. Durante un attacco d’asma questa muscolatura si contrae e si ispessisce, rallentando l’afflusso d’aria ai polmoni e provocando tosse e difficoltà respiratorie.
Meccanismo di difesa?
«Trovare questi recettori in un posto così lontano dalla loro ovvia collocazione ci ha spiazzato», afferma Ligget. «All’inzio credevamo di esserci sbagliati». Eppure i recettori polmonari del gusto sono identici a quelli della bocca, anche se a differenza di questi ultimi non inviano segnali al cervello pur rispondendo allo stimolo provocato da sostanze amare.
Molti veleni presenti in natura, per esempio quelli di origine vegetale, hanno un sapore amaro: in un un primo tempo i ricercatori hanno pensato che i recettori polmonari servissero per attivare un meccanismo di difesa, per esempio scatenando tosse e difficoltà respiratorie così da costringere un individuo che si trova in un ambiente contaminato a "cambiare aria".
Con l'amaro... nei polmoni
Ma una serie di test ha dimostrato esattamente il contrario: i recettori polmonari, una volta sollecitati dalle sostanze amare, hanno aperto e dilatato le vie aree come nessun medicinale normalmente utilizzato nella cura dell’asma riesce a fare.
Secondo Ligget i risultati di questi studi aprono la strada a nuove cure contro l’asma e le malattie da occlusione polmonare cronica. «Abbiamo un grande bisogno di nuovi farmaci contro l’asma e la bronchite: la nostra scoperta permetterà un nuovo approccio alla cura di queste malattie, sostituendo le terapie esistenti o affiancandosi a esse».
Tra le sostanze che hanno funzionato meglio nei test di laboratorio ci sono il chinino e la clorochina, amarissime e normalmente utilizzate nella cura della malaria. E ha dato buoni risultati anche la saccarina che, pur essendo un dolcificante, ha un retrogusto amarognolo.
Ma chi pensa di combattere la classica tosse invernale mangiando cibi amari o bevendosi qualche bicchierino di distillato di erbe alpine è fuoristrada: secondo i ricercatori le sostanze amare, per funzionare, dovranno essere opportunamente modificate per essere nebulizzate con un aerosol e quindi inalate.
L'asma può essere provocato anche da un'allergia. Per saperne di più clicca qui.