Salute

I primi bioterroristi? Gli Ittiti

Sono stati gli Ittiti i pionieri del bioterrorismo: usarono pecore infette come armi di distruzione di massa.

I primi bioterroristi? Gli Ittiti
Sono stati gli Ittiti i pionieri del bioterrorismo: usarono pecore infette come armi di distruzione di massa.

Pecora nera. Furono gli ovini i primi "vettori" di armi batteriologiche: il batterio Francisella tularensis usato dagli Ittiti e che ancora oggi può causare la morte dell'uomo nel 15% dei casi.


I primi bioterroristi della storia potrebbero essere stati gli Ittiti, oltre 3300 anni fa: a rivelarlo è Siro Trevisanato,

GUERRE BATTERIOLOGICHE

Il ricorso alle malattie infettive per sconfiggere i nemici è stato utilizzato numerose volte durante i secoli seguenti.
Nel medioevo si catapultarono all'interno delle mura nemiche i cadaveri degli appestati; gli statunitensi, per fiaccare la resistenza dei pellerossa, distribuirono coperte infettate con il vaiolo; per sconfiggere i Maori, in Nuova Zelanda, furono inviate prostitute malate di sifilide.

Più informazioni e curiosità sulle malattie che hanno cambiato la storia sul numero 17 di Focus Storia.
un microbiologo italiano che, studiando alcuni antichissimi documenti mediorientali, è giunto alla conclusione che i primi vettori di batteri usati intenzionalmente sono state delle pecore. Gli Ittiti – il cui impero si estendeva dall’attuale Turchia alla Siria settentrionale – fecero infiltrare in territorio nemico alcune pecore affette da tularemia, una devastante infezione causata dal batterio Francisella tularensis che ancora oggi, se non curata prontamente, porta alla morte nel 15% dei casi.

Da vittime a criminali
Secondo Trevisanato il morbo si sarebbe manifestato per la prima volta in Medio Oriente attorno al 1335 a. C., nella città di Simyra, al confine tra Libano e Siria. Gli Ittiti la saccheggiarono e portarono via con sé – ignari – anche alcuni animali infetti. Attraverso i parassiti del bestiame la malattia si diffuse rapidamente in tutto il territorio: fu questa l’origine della cosiddetta “piaga ittita” descritta da molte fonti storiche. Ma una decina d’anni dopo gli Ittiti furono presi di mira dagli abitanti della città anatolica di Arzawa.

Pecore come killer
Proprio in questo periodo, riportano i testi, nelle strade di Arzawa cominciarono a comparire montoni venuti da chissà dove: gli abitanti li mangiarono e rapidamente la tularemia iniziò a mietere vittime nella città, prostrandola al punto che l’attacco agli Ittiti fallì. «Qualche Ittita deve aver avuto la brillante idea di infiltrare il batterio tra i nemici» spiega Trevisanato. Ma se sia stata una tattica consapevole è ancora da chiarire.

(Notizia aggiornata al 28 novembre 2007)

28 novembre 2007
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