I ghiacci della Groenlandia sono più sensibili ai cambiamenti climatici di quanto già si temesse: in una carota di ghiaccio prelevata a 1,4 km di profondità nella calotta glaciale che la ricopre, sono stati trovati i resti fossili perfettamente conservati di alcune piante - una vegetazione che deve aver punteggiato questo suolo in un passato geologico relativamente recente.
La scoperta, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, fa pensare che i ghiacci della Groenlandia si siano fusi completamente in uno degli ultimi periodi caldi della Terra, e che lo faranno ancora, in risposta al riscaldamento globale causato dall'uomo.
Una storia di spionaggio. Il materiale studiato proviene da Camp Century, una vecchia base militare USA degli anni della Guerra Fredda, costruita come una città sotterranea nella calotta di ghiaccio della Groenlandia. Lo scopo reale del campo, camuffato da base scientifica, era il programma top secret Project Iceworm, la costruzione di un network di 600 missili nucleari nella posizione ideale per colpire obiettivi strategici in Unione Sovietica. La missione militare fallì, ma il team di scienziati ottenne nel frattempo risultati interessanti, come il prelievo di un campione di ghiaccio di 4,5 metri a quasi 1.400 metri di profondità.
Passata da un freezer all'altro per decenni, nel 2019 quella carota di ghiaccio è finita sotto al microscopio di Andrew Christ, uno scienziato dell'Università del Vermont: al posto di sabbia e terra, incastrati nei ghiacci c'erano foglie e ramoscelli. «Le calotte di ghiaccio tipicamente polverizzano e distruggono tutto ciò che incontrano sulla loro strada - spiega Christ - ma quello che abbiamo scoperto erano strutture delicate, perfettamente conservate. Sono fossili, ma è come se fossero morte ieri. Una capsula del tempo con ciò che viveva in Groenlandia e che non saremmo in grado di trovare altrove».
Una foresta al posto dei ghiacci. Gli scienziati hanno sfoderato tecniche di analisi che 60 anni fa non esistevano per stimare quanto a lungo piante e suolo furono esposti al Sole e ai raggi cosmici anziché sepolti da strati di ghiaccio, e chiarire se in passato le precipitazioni fossero cadute ad altitudini inferiori rispetto all'altezza attuale dei ghiacci.
Hanno così capito che i ghiacci di Camp Century, che si trova a circa 120 km dalla costa e a quasi 1.300 dal Polo Nord, andarono incontro almeno una volta alla fusione completa nell'ultimo milione di anni o addirittura nelle ultime poche centinaia di migliaia anni.
Al loro posto sorse una fitta vegetazione, forse una foresta boreale con tanto di muschio o persino alberi.
Un futuro verde marcio. Altri studi effettuati negli anni '90 sono arrivati a conclusioni simili sui ghiacci più interni della Groenlandia. La prova del fatto che la sua calotta glaciale può fondere interamente in risposta alle sollecitazioni climatiche ed è più fragile del previsto. Negli ultimi anni abbiamo assistito inermi a una perdita di ghiacci senza precedenti in questo territorio (ricordate la foto dei cani da slitta che camminano sull'acqua?): se la copertura della Groelandia si dissolvesse completamente, contribuirebbe a far innalzare di sei metri il livello globale dei mari, mettendo a rischio ogni città costiera del pianeta.