Gli aborti spontanei potrebbero essere dovuti a eccesso di cellule senescenti (cioè giunte al termine della loro vita) nell'endometrio, la mucosa che riveste la parete interna dell'utero: programmare la gravidanza nel momento in cui queste cellule non sono preponderanti potrebbe aiutare a ridurre i rischi di interruzioni spontanee.
Poche spiegazioni. Statisticamente un quarto delle gravidanze termina con un aborto entro la 23esima settimana: alcuni fattori di rischio sono noti, ma non bastano a spiegare l'intero quadro delle cause di questi eventi, che l'1% delle donne sperimenta più volte di fila. Per Jan Brosens (università di Warwick, Gran Bretagna) il problema potrebbe essere dovuto a una combinazione non equilibrata di cellule staminali, cellule "vecchie" e incapaci di dividersi (senescenti) e cellule immunitarie all'interno dell'endometrio.
Combinazione perfetta. In un utero sano, le staminali permettono all'endometrio di ispessirsi anche di 10 millimetri, nei 10 giorni successivi a ogni ciclo. Altre cellule smettono di dividersi - diventano senescenti - e causano infiammazione, sollecitando una risposta immunitaria. Le cellule natural killer (o linfociti NK), che fanno parte del sistema immunitario, rispondono alla chiamata sbarazzandosi delle cellule vecchie: questo processo genera una struttura a nido d'ape nell'endometrio, che permette l'annidamento dell'embrione.
Di norma il numero di cellule natural killer osserva un andamento prevedibile nel corso del ciclo. Ma nelle donne soggette ad aborti frequenti, queste cellule cambiano quantità, accumulandosi nel corso dei mesi, prima di sparire e iniziare ad aumentare di nuovo.
Maglie troppo larghe. Per Brosens, queste donne potrebbero avere un numero troppo esiguo di cellule staminali nell'endometrio: come risultato, senza "ricambio generazionale", molte più cellule divengono senescenti, e stimolano a loro volta una risposta immunitaria anomala. Le natural killer accorrono in gran numero a fare pulizia, generando "buchi" più grossi nell'endometrio. Queste cavità permettono all'embrione di impiantarsi, ma presto collassano su se stesse, causandone la perdita.
Il fatto potrebbe spiegare perché le donne che hanno aborti frequenti rimangano spesso incinte molto facilmente.
L'attimo fuggente. In questi soggetti, tuttavia, il numero sempre maggiore di cellule natural killer dovrebbe far sì che, a un certo punto, le senescenti, e con esse le cellule immunitarie, siano al minimo (compensando, di fatto, la scarsità di staminali): è questo il momento perfetto per instaurare una gravidanza. Testare il livello di natural killer potrebbe servire, quindi, a capire quando programmare il concepimento, minimizzando i rischi di aborto. L'approccio è stato usato finora su 150 pazienti, ma serviranno studi clinici per verificarne l'efficacia.








