La diffusione dell'aterosclerosi (una forma di arteriosclerosi) nell'antico Egitto era paragonabile a quella dei giorni nostri. Placche aterosclerotiche sono state infatti ritrovate nelle arterie di 137 mummie provenienti dall'Egitto, ma anche da Perù, America Sud-occidentale e isole Aleutine (in Alaska). Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Lancet: la Tac ha rivelato che il 34 per cento delle mummie presenta placche calcificate nella parete interna delle arterie.
Una malattia antica. Se nell'Egitto dei faraoni l'imbalsamazione era riservata alle classi superiori, per cui le placche di aterosclerosi potrebbero essere attribuite a una vita comoda e sedentaria e a una dieta ricca di grassi saturi che favorisce la formazione del colesterolo, ben diverso era lo stile di vita degli altri tre popoli di cacciatori e raccoglitori, vissuti prima della comparsa dell'agricoltura, presso i quali la mummificazione era di uso comune. Tale diffusione della malattia all'interno di gruppi geograficamente lontani e diversi tra loro mette in dubbio l'idea che l'aterosclerosi sia figlia dei tempi moderni. Alla base sembrano esserci piuttosto l'età e la predisposizione fisiologica del singolo individuo, accanto al fumo prodotto dal fuoco usato per scaldare gli ambienti, paragonabile all'odierno fumo di sigaretta.