La scrittura avvelenò gli amanuensi: è quanto ha scoperto uno studio condotto sui resti di monaci vissuti prima del Cinquecento e dediti alla ricopiatura dei testi sacri, rinvenuti nel cimitero di un’abazia cistercense in Danimarca. (Andrea Porta, 28 luglio 2008)
Secondo una ricerca della Syddansk Universitet (Università della Danimarca Meridionale), pubblicata sul Journal of Archaeological Science, i monaci amanuensi sepolti nei chiostri dell’abazia cistercense di Øm (Danimarca) sarebbero morti a causa dell’esposizione alle elevate quantità di mercurio contenuto in uno degli inchiostri che impiegavano nelle loro minuziose opere di scrittura, il rosso. “Doveva essere una pratica comune quella di leccare il pennello per la scrittura” spiegano i ricercatori “perché serviva a renderlo più appuntito”. Ancora oggi, spiegano, gli incunaboli medievali, ovvero i primi libri stampati con caratteri mobili, non vanno mai toccati: potrebbero rivelarsi pericolosi per la salute, anche a distanza di secoli.
Ma cosa lega il mercurio al rosso? Il cinabro, un minerale costituito principalmente da solfuro di mercurio, veniva usato in virtù del suo colore, un rosso acceso e molto intenso.
E se fosse una medicina? Oltre a identificare questa forma di intossicazione, lo studio si è anche imbattuto in una malattia finora sconosciuta, per molti aspetti simile alla lebbra, che doveva aver colpito gran parte dell’Europa prima del Cinquecento. Secondo quanto si scopre questa patologia veniva curata con medicine... a base di mercurio! È probabile quindi che molti casi di intossicazione dipendessero da queste “terapie”. Tuttavia, per escludere questa possibilità nel caso dei monaci, gli studiosi hanno analizzato i resti delle ossa del cranio dei religiosi, quelle normalmente più colpite dalla malattia. Risultato: ad elevati livelli di mercurio non corrispondevano segni di patologie. I colpevoli non possono che essere, quindi, gli inchiostri per la scrittura.