Salute

Gemelline modificate con la CRISPR: diffusi gli stralci dello studio originale

Dalla bozza della ricerca sull'esperimento di editing genetico dell'embrione sfociato poi in un parto, emergono lacune scientifiche e gravi mancanze etiche.

La procedura di editing genetico tentata sulle gemelline cinesi usate come "cavie" da He Jiankui potrebbe non aver portato ai risultati annunciati, oltre ad aver generato mutazioni indesiderate. È quanto emerge dalla diffusione di alcuni stralci della ricerca, mai pubblicata ma inviata a due delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, Nature e JAMA (Journal of the American Medical Association), che l'hanno rigettata.

L'articolo originale. Alcune parti del documento, dal titolo Birth of Twins After Genome Editing for HIV Resistance, sono state diffuse dal sito della MIT Technology Review, insieme ai commenti di esperti di medicina, fertilizzazione in vitro, editing dell'embrione, legge e bioetica. Il quadro che emerge è quello di ripetute violazioni delle più elementari norme etiche, in cui la volontà di arrivare a un risultato (per altro forse mai raggiunto) è stata anteposta al bene degli embrioni e delle coppie che li hanno donati.

Un buco nell'acqua. La lettura del manoscritto originale rivela che i dati in possesso di He e colleghi non supportano le affermazioni dichiarate davanti alla stampa o scritte nell'abstract (il riassunto) dell'articolo. Qui in fatti si legge che il team è stato in grado di "riprodurre con successo" una mutazione a carico del gene CCR5, la delta 32, che permette alle poche persone che ne sono naturalmente portatrici di essere immuni all'infezione da HIV.

Peccato che più avanti nel paper si legga che "ci si aspetta" che le mutazioni effettuate con la tecnica CRISPR sul DNA degli embrioni siano "simili", ma non identiche, alla CCR5 delta 32; il loro effetto è quindi sconosciuto, perché la mutazione riprodotta non è la medesima. Inoltre, soltanto uno dei due embrioni poi scelti per la gravidanza ha subito mutazioni a entrambe le copie del gene CCR5 - l'altro è stato editato su una copia soltanto, ottenendo una resistenza parziale all'HIV (che cosa significhi questo, non si sa).

Nessuno scrupolo. Ciò nonostante, entrambi gli embrioni sono stati impiantati nell'utero della donna che ha poi portato a termine la gravidanza, senza che si fosse verificato il buon esito della procedura e senza capire se ci fossero state eventuali mutazioni indesiderate, un rischio reale quando si ricorre alle forbici molecolari: ogni cellula prelevata dall'embrione per le analisi non può contribuire, come ovvio, alla sua crescita finale, ed è impossibile escludere mutazioni indesiderate senza ispezionare ogni cellula dell'embrione - così facendo, lo si distruggerebbe.

Inoltre, tra gli autori del paper manca ogni riferimento al personale medico e ostetrico che dovrebbe aver seguito la donna nel corso della gravidanza.

Il sospetto è che i medici fossero all'oscuro dello stato degli embrioni, altrimenti avrebbero potuto opporsi alla procedura (nel nome dell'interesse del paziente e delle future bambine).

Sotto ricatto. Una serie di altre violazioni etiche riguarda il fatto che il padre delle gemelline fosse sieropositivo, una condizione che in Cina impedisce l'accesso a trattamenti per la fertilità. È possibile che la coppia scelta per l'esperimento non abbia opposto obiezioni perché in questo modo avrebbe eccezionalmente potuto partecipare a un trattamento di fecondazione assistita.


Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'editing genetico non serviva a evitare la trasmissione dell'HIV alle bambine da parte del padre - il virus si trasmette ai nascituri per contatto, e non geneticamente - ma a renderle immuni al contagio nella loro vita adulta. La trasmissione dell'HIV per via paterna si può infatti evitare lavando dagli spermatozoi il liquido seminale infetto - una procedura che è stata effettuata nel corso del trattamento di fecondazione in vitro. Il successivo editing genetico degli embrioni non ha garantito quindi alcun beneficio immediato per le bambine.

Nella bozza di articolo si legge anche che "controllo e prevenzione dell'infezione da HIV rimangono difficili": come sappiamo, non è così. Oggi abbiamo a disposizione moltissimi strumenti per scongiurare la trasmissione del virus, anche durante gravidanza e parto.

I danni e la fuga. Dai dati emergerebbe anche che gli embrioni erano in una condizione di "mosaicismo" quando sono stati impiantati: le loro cellule erano cioè state editate in modo diverso. Alcune potrebbero contenere il gene resistente all'HIV, altre no, altre ancora potrebbero avere diverse alterazioni alla base di futuri problemi di salute.

Oggi non si hanno notizie sulle condizioni delle bambine, è impossibile risalire alle loro famiglie, e anche He si è dato alla macchia: lo scienziato cinese è scomparso dall'Università di Shenzhen e non ha mai fatto ritorno alla città natale, e chi in Cina e negli USA ha collaborato con lui si rifiuta di fornire ulteriori spiegazioni sul caso. Anche volendo, non c'è nessuno con cui confrontarsi sulle questioni più strettamente scientifiche.

9 dicembre 2019 Elisabetta Intini
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