Pochi ricordano che la chemioterapia di oggi ha avuto origine sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. L’antenato di uno dei principali farmaci utilizzati nella lotta al cancro è l'iprite, o “gas mostarda”, chiamato così per il suo caratteristico odore, descritto a volte come puzza di aglio bruciato, altre volte di senape.
La prima volta dell'iprite. A luglio del 1917, i soldati delle truppe britanniche che si trovavano di stanza a Ypres, in Belgio, videro una nuvola sprigionarsi dai proiettili caduti ai loro piedi, e sentirono uno strano odore nell’aria. Cominciarono a grattarsi e nel giro di un giorno si riempirono di bolle e lesioni su tutto il corpo. Alcuni iniziarono a tossire e sputare sangue. Era la prima volta che il gas mostarda veniva usato sui campi di battaglia. Solo in quell’occasione, intossicò o uccise più di duemila soldati.
Bombe tossiche su Bari. Fu solo trent’anni dopo che questo gas tossico fu utilizzato in un’altra battaglia, quella contro i tumori. E suggerire questa possibilità contribuì un altro episodio di guerra. A Bari, nel 1943, durante un bombardamento tedesco sul porto, esplose una nave americana il cui contenuto, top secret anche per l’equipaggio, era un carico di settanta tonnellate di gas mostarda. L’esplosione delle bombe all’iprite contaminò le acque del porto e portò fumi tossici sulla città: un centinaio di persone morirono nell’immediato, quasi un migliaio nei mesi successivi.
Alcuni medici militari si erano accorti già alla fine della prima guerra mondiale che nei soldati esposti al gas mostarda, oltre agli effetti immediati, terribili lesioni della pelle e dell’apparato respiratorio, veniva distrutto anche il midollo osseo. Ma fu soprattutto dopo l’incidente di Bari che che venne avviato un programma di studio sugli effetti del gas tossici nell’uomo.
Il primo paziente. Due medici della Yale University, Louis Goodman e Alfred Gilman, si immersero nello studio delle cartelle cliniche dei soldati esposti al gas e, dopo aver visto gli effetti devastanti sul midollo osseo, che appariva come consumato e incapace di produrre globuli bianchi, ipotizzarono che potesse servire anche per distruggere le cellule dei tumori, globuli bianchi maligni.
Nell’agosto del 1942, per la prima volta, un paziente affetto da linfoma venne trattato con la ciclofosfamide, derivato dal gas mostarda più stabile e meno volatile, e apparentemente funzionò: il tumore quasi scomparve, anche se in capo a sei mesi tornò a manifestarsi portando quel paziente alla morte.
Siccome si era in guerra, il trattamento di quest’uomo, noto inizialmente solo con le iniziali, J.D, rimase un segreto e il farmaco venne descritto solo come “sostanza X”. Negli anni successivi fu svelato di che cosa si trattava.
ancora in uso. Un chimico inglese, Alexander Haddow, dimostrò quali parti esattamente della molecola avevano la maggiore attività contro le cellule tumorali, e come era possibile renderla meno tossica intervenendo sulla struttura chimica. Era l’inizio della chemioterapia. Alcune dei farmaci derivati dal gas mostarda sono in uso ancora oggi, dal clorambucile, al cisplatino e al carboplatino: sostanze che hanno prolungato la vita di molti malati, spesso però al prezzo di devastanti effetti collaterali che tradiscono in modo inquietante la loro origine e la loro storia.