Salute

L'incredibile gara degli spermatozoi per vincere la vita

Ogni eiaculazione produce in media 250 milioni di spermatozoi, ma solo uno raggiungerà l'ovulo per fecondarlo. Ecco i dettagli di un vero viaggio fantastico.

È la competizione più affollata che esista: gli "atleti" sono circa 250 milioni e si affrontano, senza esclusione di colpi, in un territorio nemico. Il premio però è ben più di una medaglia: chi arriva primo si guadagna la vita, tutti gli altri cadono nell'oblio. È la gara degli spermatozoi per arrivare all'ovulo e fecondarlo, e ognuno di noi l'ha vinta per venire al mondo.

Pronti? Via! Se seguissimo la competizione dall'inizio, dovremmo però risalire a un po' prima di quel "pronti, attenti, via!" con cui parte la corsa verso la fecondazione. Come spiega Ilaria Ortensi, membro del comitato scientifico della Società italiana di andrologia: «Gli spermatozoi sono prodotti nei testicoli tramite la spermatogenesi, che dura in media 72 giorni, e poi "parcheggiati" nell'epididimo - un tubicino presente sulla superficie del testicolo - fin quando un'eiaculazione li spinge all'esterno. La spermatogenesi è un processo continuo, ma l'epididimo è in grado di riassorbire gli spermatozoi, a partire da quelli prodotti da più tempo». Gli andrologi consigliano rapporti ogni due o tre giorni alle coppie in cerca di un figlio proprio perché, aspettando di più, si rischia di mandare allo sbaraglio spermatozoi "vecchi" e poco vitali.

Il viaggio per arrivare alla fecondazione si presenta arduo da subito. Spiega l'andrologo Allan Pacey, dell'Università di Sheffield (Inghilterra): «L'ambiente vaginale è acido e inospitale, e moltissimi spermatozoi muoiono entro mezz'ora dall'ingresso. Se guardassimo la vagina dal loro punto di vista, avremmo di fronte una vallata lunga otto chilometri e larga tre da attraversare; in fondo, c'è la cervice uterina con il muco, che può essere un ulteriore ostacolo: diventa infatti più fluido e percorribile solo nei giorni dell'ovulazione.

Seguendo la corrente. L'apparato genitale femminile insomma non è per nulla un inerte spettatore del match. Tutt'altro: una ricerca dell'Università di Würzburg, in Germania, ha dimostrato per esempio che, per buona parte del percorso, gli spermatozoi non nuotano attivamente, ma seguono la corrente, sospinti dalle contrazioni muscolari dell'orgasmo femminile, che li indirizzano proprio verso la tuba di Falloppio in cui è avvenuta l'ovulazione.

Guai però a credere che la donna faciliti troppo la vita agli "invasori": gli spermatozoi, infatti, sono visti come estranei, e i fortunati che hanno raggiunto l'utero vengono decimati dalle cellule del sistema immunitario femminile che tolgono di mezzo anche quelli meno attivi oppure anomali. La selezione all'ingresso è severissima.

Ma Sarah Robertson, dell'Università di Adelaide (Australia), ha osservato che la possibilità di sfuggire alla risposta immunitaria dell'apparato genitale femminile dipende anche da un buon dialogo fra lui e lei: lo spermatozoo infatti porta informazioni molecolari che aiutano a farsi accettare. L'ultima parola spetta però sempre a lei, grazie a quello che Robertson definisce un "sistema di controllo qualità" che individua se lo sperma è compatibile, e se è il momento giusto per restare incinta. In caso contrario, si attivano le truppe immunitarie che fanno piazza pulita.

solo il migliore vincerà. Le abilità dello spermatozoo hanno comunque un peso. «Vince più spesso chi ha un aspetto migliore», spiega Ortensi, «gli spermatozoi che hanno alterazioni nella coda o che si muovono peggio, e in modo meno lineare, risalgono più a fatica utero e tube». E c'è anche l'ipotesi che qualcuno provi a far fuori i concorrenti con qualche trucco sporco: lo ha suggerito una ricerca del Max Planck Institute for Molecular Genetics di Berlino (Germania), secondo cui (almeno nei topi) alcuni spermatozoi porterebbero una mutazione che consentirebbe loro di "sabotare" i colleghi, per esempio bloccando le molecole di segnalazione che li aiutano a trovare la direzione giusta.

«Di certo, perché qualcuno arrivi alla meta deve essere favorevole l'ambiente attorno, inteso sia come sperma sia come muco e secrezioni femminili», osserva Ortensi: «se per esempio il fluido spermatico è troppo denso per qualche problema alla prostata, gli spermatozoi nuotano come fossero nell'olio e tutto diventa più complicato; e lo stesso accade se le secrezioni femminili rendono l'ambiente troppo inospitale.»

Un po' sospinti, un po' nuotando, gli spermatozoi sono quasi all'obiettivo: superato l'utero, arrivano nelle tube di Falloppio dove, se tutto va bene, incontreranno l'ovulo. Qui l'ambiente è decisamente più favorevole e finalmente possono tirare un po' il fiato, sperando però che ci sia stata un'ovulazione, altrimenti sarà stata tutta fatica sprecata. Se invece è il momento buono, le tube producono molecole di segnalazione che attraggono gli spermatozoi: la loro corsa diventa mirata.

L'ovulo schizzinoso. Al fotofinish tutti quelli rimasti (cento o duecento rispetto ai milioni dell'inizio) volano verso l'ovulo. Che però non se ne sta in attesa passiva e vuol dire la sua: John Fitzpatrick, dell'Università di Stoccolma (Svezia), ha scoperto che l'ovulo produce sostanze che attraggono gli spermatozoi e sono usate per selezionare quelli di un uomo piuttosto che di un altro.

Spiega Fitzpatrick: «Gli spermatozoi hanno lo scopo di fecondare e non sono schizzinosi. L'ovulo invece sì, vuole i gameti con il patrimonio genetico migliore: il fluido follicolare delle donne studiate non attraeva in ugual modo gli spermatozoi di uomini diversi; alcuni erano più graditi, e la scelta non cadeva sempre su quelli del partner». La scarsa compatibilità fra lui e lei può insomma far sfumare la vittoria dello spermatozoo all'ultimo (e spiegare anche qualche caso di infertilità di coppia).

Lo sprint finale per il concepimento. In vista dell'obiettivo, gli spermatozoi diventano più sensibili al progesterone e ciò cambia il loro modo di muoversi. Secondo una ricerca dell'Università di Berkeley (Usa), il vincitore non è per forza il più potente e veloce, perché gli spermatozoi delle prime file si comporterebbero un po' come i ciclisti che tirano la volata al compagno di squadra, che farà lo sprint finale, grazie al progesterone.

Un'idea condivisa dal biologo evoluzionista dell'Università di Chicago Robert Martin, secondo cui, peraltro, «paragonare la fecondazione a una gara è una visione maschilista, visti i tanti elementi in gioco. È, piuttosto, una gigantesca lotteria con 250 milioni di biglietti». Chi ha quello vincente, un po' per caso, un po' perché ha saputo superare gli ostacoli, ha la meglio su tutti gli altri. Una volta che il vincitore è arrivato, le porte si chiudono immediatamente dietro di lui, attraverso reazioni chimiche che rendono l'ovulo impenetrabile ad altri spermatozoi. Il concepimento è avvenuto, inizia a formarsi l'embrione. Ma questa è un'altra storia.

9 novembre 2021 Elena Meli
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