Salute

Candida auris: in un fungo la nuova faccia della resistenza antimicrobica

Un microrganismo resistente ai trattamenti antimicotici, che minaccia i pazienti immunodepressi, è salito agli onori della cronaca dopo un'inchiesta del New York Times: è letale e molto difficile da debellare, ma finora se ne è parlato pochissimo.

La capacità dei batteri di sviluppare resistenza agli antibiotici è ben conosciuta: meno spesso si dice che anche i funghi hanno sviuppato questo super potere. È forse anche per questo che un fungo potenzialmente letale, perché resistente agli antimicrobici, la Candida auris, ha potuto silenziosamente diffondersi senza che nessuno ne parlasse, finché, a febbraio 2019, i Centres for Disease Control and Prevention (CDC) americani l'hanno classificato come "minaccia urgente".

Minaccia globale. Ad alzare il velo su questo organismo è un lungo articolo pubblicato il 6 aprile sul New York Times. Il micete del genere Candida si chiama così ("auris") perché è stato isolato per la prima volta nel canale auricolare di una paziente giapponese. Era il 2009, e da allora il fungo ha fatto il giro del mondo, diffondendosi in India, Pakistan, USA, Australia, Francia, Spagna, Centro America, Sudafrica. A febbraio, si contavano 587 casi confermati soltanto negli Stati Uniti.

Killer indisturbato. Tipicamente, la Candida auris infetta pazienti ospedalieri già immuno-compromessi, più spesso anziani, che si trovano in ospedale o sono in cura per malattie gravi. Quasi la metà delle persone che la contrae muore nel giro di 90 giorni, per l'assenza di trattamenti a disposizione: più del 90% delle infezioni da Candida auris risulta infatti resistente ad almeno un farmaco, e il 30% lo è a due o più antimicotici.

Anche la capacità di diffusione del fungo è allarmante: nel maggio 2018, dopo la morte di un paziente con Candida auris al Mount Sinai Hospital di Brooklyn, il fungo risultava presente in ogni angolo della stanza d'ospedale: sulle reti del letto, sull'intero soffitto, sulle persiane, sul telefono, nel lavello, nei bidoni. Per debellarlo ci sono voluti speciali operazioni di pulizia ed è stato necessario rimuovere alcuni rivestimenti.

I pericoli per la salute globale, secondo l'OMS. © Shutterstock

Come ci siamo arrivati? Per decenni, gli esperti di salute pubblica hanno messo in guardia sulle conseguenze dell'abuso di antibiotici sulla resistenza batterica. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito alla rapida diffusione di funghi resistenti agli antimicotici.

Ecco perché adesso si parla, più correttamente, di resistenza antimicrobica: nel 2050, se nulla verrà fatto per arginare il fenomeno, potrebbero morire per infezioni impossibili da debellare 10 milioni di persone all'anno, più degli 8 milioni che si stima che in quell'anno periranno di cancro.

La mano dell'uomo. Ancora non si conosce l'origine precisa del fungo, che è però presente in almeno quattro diversi ceppi profondamente diversi, che potrebbero aver sviluppato resistenza agli antimicotici in luoghi e momenti diversi. Sotto accusa c'è l'utilizzo indiscriminato di pesticidi e fungicidi sui raccolti: così come gli antibiotici sono ampiamente impiegati negli allevamenti, gli antimicotici contro i funghi parassiti lo sono in agricoltura.

L'uso intensivo di questi prodotti potrebbe aver causato l'insorgere di diversi ceppi del super fungo in varie località contemporaneamente. Nel 2013 un altro micete farmaco-resistente, l'Aspergillus, è stato isolato in luoghi in cui quello specifico fungo era stato bombardato di pesticidi. Anche questo fungo è originariamente presente nel suolo: le sue versioni "potenziate" sono state trovate sia nei terreni agricoli, sia nei dintorni e all'interno degli ospedali.

17 aprile 2019 Elisabetta Intini
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