Milano, 20 gen. (AdnKronos Salute) - Erano fantasmi che si aggiravano in sotterranei, sottoscala, pronto soccorso e in altri reparti del Policlinico di Milano. Oggi non sono più invisibili. Sono gli storici senzatetto dell'ospedale, presenze abituali in un luogo in cui c'è vita 24 ore su 24, anche nelle notti invernali quando il freddo diventa insopportabile per chi non ha una casa dove rifugiarsi. Da metà dicembre, e per tutto il periodo in cui nella metropoli lombarda è attivo il Piano freddo, nella chiesa del Policlinico in via Pace 9 si trovano letti e coperte, biancheria e indumenti, kit per l'igiene personale e pasti caldi. Accoglienza immediata, ma anche punto di partenza per iniziare un percorso di reinserimento sociale.
L'iniziativa ha debuttato l'anno scorso, complice l'intuizione di Claudia Buccellati, presidente dell'associazione 'Per il Policlinico onlus'. Ma quest'inverno l'Irccs di via Sforza si è avvalso anche della collaborazione di Fondazione Progetto Arca. "Finora sono transitati in 28 dalla chiesa, dove le porte si aprono alle 17 per dare ospitalità fino alle 8.30 del mattino", riferisce all'AdnKronos Salute Costantina Regazzo, direttore dei servizi di Progetto Arca. Sono stati allestiti 20 posti letto e attualmente, con il gelo che sta prendendo piede, sono tutti occupati. Gli ospiti che ne hanno usufruito nel tempo sono 26 uomini e 2 donne. Età media: sopra i 40 anni.
"Al mattino li accompagniamo nel nostro hub di stazione Centrale dove abbiamo predisposto le docce. C'è anche un servizio navetta - spiega Regazzo - Il secondo passaggio è quello di orientarli al buon uso dei servizi messi a disposizione dalla rete del Comune, facendo in modo che siano seguiti anche di giorno". Come riferimento c'è anche "un'équipe composta da educatori, assistente sociale e psicologo nel centro di via Mambretti". Ed è proprio qui, dove l'assistenza continua anche di giorno, che i volontari sono riusciti a indirizzare 5 degli ospiti. "Ora sembrano essersi 'fidelizzati'".
"La chiesa di via Pace - prosegue Regazzo - è un posto dove offrire accoglienza notturna 'estemporanea' a queste persone che da anni avevano il Policlinico come riferimento. Ma l'obiettivo è inserirle nel circuito di servizi dedicati". Porti sicuri per gli emarginati dell'inverno. Il monitoraggio è continuo. L'ultimo incontro con la direzione del Policlinico per fare il punto è stato appena ieri. Si lavora in collaborazione con i vertici, la sicurezza, il personale dell'Irccs. Dall'ospedale parte la segnalazione se viene notata una persona che stanzia negli spazi della struttura sanitaria per tante ore. Diversi invii sono partiti dal pronto soccorso. In via Sforza "il personale spesso dà una mano ai senzatetto, è come se li avessero adottati", dice Regazzo.
Essendo il più delle volte habitué delle corsie di via Sforza (affezionati al luogo, bravi a confondersi con l'utenza, e ormai esperti sui percorsi e i sotterranei che si trovano sotto la Mangiagalli), "il problema di reindirizzare questo gruppo di senza dimora verso i servizi giusti non è semplice da risolvere - riflette Regazzo - Ma l'obiettivo del progetto è proprio questo: condividere una strategia di supporto, far sì che quando possibile si avvii un percorso di integrazione, rendere gli invisibili meno trasparenti, avere chiaro chi sono". E, magari, riuscire a convincerli ad accettare la sfida di ricominciare una vita alla luce del sole, rimettersi in gioco con un lavoro, una casa.
La scommessa è di "tenerli agganciati, tentare di rimetterli in contatto con eventuali parenti, capire gli eventi che li hanno portati a diventare senzatetto. I temi sono sempre gli stessi: la perdita del lavoro e della capacità di mantenere se stessi e la propria famiglia, la separazione dal proprio partner. Molti cadono nella trappola di alcol, droga e gioco d'azzardo. Dei 28 senza dimora transitati nella chiesa di via Pace, almeno la metà fa i conti con una dipendenza", chiarisce l'esperta di Progetto Arca, realtà che ha in corso fino al 23 gennaio anche una raccolta fondi con Sms solidale (45508 il numero per donare 2 o 5 euro) a sostegno dei senza dimora a cui offre assistenza. Ai volontari che entrano in contatto con loro serve tempo per far breccia nelle loro storie. Oltre il muro del silenzio, "finisci per trovare tanto dolore che ha messo a dura prova la loro sensibilità, mandato vite in frantumi", conclude Regazzo.