Roma, 20 lug. (AdnKronos Salute) - Un provvedimento nato con l'intenzione di tutelare la salute di chi pratica sport, ma che nel tempo sembra essersi trasformato in una 'trappola' burocratica, che complica la pratica dell'attività motoria soprattutto dei giovanissimi. A chiedere al ministro della Salute Beatrice Lorenzin di intervenire, semplificando le norme per la certificazione d'idoneità dell'attività motoria nell'infanzia, sono il presidente dei pediatri Fimp, Giampietro Chiamenti, quello della Sip, Giovanni Corsello e dell'Acp, Paolo Siani, in una lettera "in nome e per conto di tutti i pediatri italiani".
Tutto nasce dalle "difficoltà e complicazioni che il susseguirsi di Dl nel corso del 2013, culminati con il decreto attuativo dell’8 agosto 2014 'Linee guida d’indirizzo in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica', ha indotto nelle famiglie dei nostri assistiti - affermano i pediatri - La nebulosa definizione di 'attività sportiva non agonistica', l'obbligo di un elettrocardiogramma per il rilascio della certificazione relativa e i costi derivanti hanno reso complesso e più difficile l’approccio alla attività motoria organizzata, specialmente per i bambini delle fasce sociali più disagiate". Ricordando l'importanza dell'attività fisica per la salute dei bambini, i pediatri propongono così di semplificare la vita a genitori e piccoli.
"Sarebbe opportuno liberare da qualsiasi obbligo certificativo tutte le attività motorie organizzate nella prima infanzia almeno fino ai 6 anni. La promozione dell’attività fisica rientra a pieno titolo nei compiti istituzionali della scuola, per cui anche in questo contesto la certificazione delle attività sportive parascolastiche andrebbe ridefinita e precisata, escludendola dall’onere certificativo", salvaguardando la certificazione "per quanto concerne l’attività svolta per i Giochi della gioventù, a partire dalle fasi successive a quelle di Istituto o reti di Istituti".
"Il gruppo di lavoro ad hoc istituito per emanare una nota esplicativa di una legge rivelatasi controproducente - ricordano i pediatri - ha elaborato un parere espresso nella nota del ministero della Salute n.5479. Il documento conferma come la certificazione per l’attività sportiva non agonistica e l'Ecg devono essere richiesti esclusivamente per i soggetti tesserati al Coni o società sportive affiliate a federazioni o enti sportivi da questo riconosciuti". Ma questo, sostengono i pediatri, crea una poco comprensibile differenziazione.
Quasi tutte le palestre, piscine e circoli sono affiliati al Coni e quando organizzano corsi di varia tipologia tesserano d’ufficio i praticanti, a prescindere dall’età e dal tipo di impegno. Ma è "paradossale e difficile da giustificare alla mamma di un lattante di 9 mesi che inizia un corso di acquaticità la necessità per legge di Ecg e certificato non agonistico per il semplice fatto che, iniziando il corso, viene automaticamente tesserato dalla piscina, essendo questa affiliata per motivi di opportunità amministrativa.
Bene ha fatto la Commissione Affari sociali della Camera a confermare l’abolizione del certificato sportivo per l’attività ludico motoria, fatti salvi i casi giudicati a rischio dal curante, in un contesto nel quale le strutture che organizzano attività ricreative in età pediatrica continuano a richiedere certificati per motivi assicurativi o di tesseramento vario".
Ecco dunque che i pediatri chiedono a Lorenzin di "riesaminare la questione, che ha forti implicazioni sociali anche per i costi connessi non previsti nei Lea, allontanando le famiglie dall’offrire l’opportunità di praticare attività motoria organizzata ai propri figli".