Roma, 10 feb. (AdnKronos Salute) - Il Lazio apre a tutti gli effetti alla fecondazione assistita 'pubblica', una buona notizia per circa 2.000 coppie che, si stima, si rivolgono ogni anno ad altre Regioni e "che si riverseranno sui tre centri pubblici di fecondazione assistita della Lazio, in particolare sul nostro che non presenta una lista di attesa per l'esecuzione di una tecnica di Pma". E' la previsione di Rocco Rago, direttore dell'Unità operativa di Fisiopatologia della riproduzione dell'ospedale Sandro Pertini di Roma, che con l'AdnKronos Salute traccia il quadro della situazione dopo la firma, da parte del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, del decreto che ha fissato le tariffe per la procreazione medicalmente assistita: circa 1.000 euro per l'omologa (contro gli attuali 2.100), fra i 1.500 e i 4.000 per l'eterologa.
Un provvedimento, dice Rago, "molto positivo perché finalmente chiude un percorso iniziato nel 2004 con la legge 40, e in cui la nostra Regione era ormai una 'Cenerentola' insieme alle Regioni del Sud. Devo quindi dare atto al presidente Zingaretti di aver mantenuto le promesse espresse in campagna elettorale, rendendo operativo e fruibile a tutti il percorso assistenziale per le coppie infertili".
Ma cosa cambia per i centri pubblici di Pma del Lazio autorizzati e per le coppie, non solo in termini di costi inferiori, ma anche di 'viaggi' evitabili in altre Regioni o all'estero? "Per i centri pubblici - assicura l'esperto - cambia tutto: usciamo da un periodo buio in cui la Pma era un lusso, in cui la coppia infertile era considerata un 'peso', una prestazione da erogare solo in caso avanzassero risorse. Oggi è riconosciuto alle coppie del Lazio il diritto di essere curate nella propria Regione con le stesse regole per qualsiasi prestazione erogata in una struttura pubblica. Certo - prevede - cambierà sicuramente anche il numero di coppie che ci troveremo ad assistere".
Se infatti in circa un anno (a marzo la riapertura del centro), evidenzia Rago, si sono rivolte all'ospedale Pertini "oltre 1.000 coppie e abbiamo effettuato 330 tecniche di fecondazione assistita di II livello e 200 di I livello, con tasso di gravidanza medio di 2 punti superiore alla media nazionale (28,4% contro il 26,3% in Italia, in particolare nelle 'over 40', per un totale di 53 'dolci attese' ottenute, 3 giunte a termine a dicembre 2015 e 2 nel 2016), la nota dolente" con l'entrata in vigore delle nuove tariffe, "sarà il personale: finora il nostro centro ha garantito l'assistenza attraverso contratti a progetto in corso da oltre 12 anni e che oggi la Regione dovrà rivedere in funzione della nuova veste giuridica delle prestazioni erogate".
"Ma non solo - spiega l'andrologo - bisognerà investire su nuovo personale e su nuove risorse strutturali e tecnologiche. E non perché le attuali siano obsolete, tutt'altro. Noi siamo un centro all'avanguardia sia da un punto di vista strutturale che organizzativo e i dati ce lo dimostrano, ma perché vanno implementate per rispondere alla nuova richiesta di assistenza".
"Il problema - assicura - non è neppure economico, in quanto il Lazio dovrebbe avere un 'tesoretto' di oltre 4 milioni di euro derivanti dai finanziamenti finalizzati del ministero della Salute previsti dalla legge 40 per la promozione dell'assistenza alle coppie infertili. Si potrebbe usare questo capitolo per finanziare l'implementazione tecnologica e di personale e quindi rendere i centri pubblici finalmente competitivi verso il privato", propone.
Quanto alla fecondazione eterologa, che ancora non è possibile effettuare nei centri pubblici del Lazio, "personalmente - dice Rago - spero di poter partire, ma la problematica è quella relativa al donatore/donatrice: sia in termini organizzativi, perché l'azienda deve farsi carico delle procedure analitiche di selezione in forma gratuita dei donatori, e sia perché anche la donazione deve essere assolutamente un atto volontario da parte del donatore. Io auspico che la Regione individui un unico centro di riferimento regionale per l'eterologa in modo da concentrare risorse ed expertise".
Il centro del Pertini riserva poi delle novità: "Nel mio Dna c'è la prevenzione - spiega l'esperto - e nella prevenzione c'è anche il fatto di permettere a una donna che già so avrà difficoltà o impossibilità ad avere una gravidanza a causa di una malattia o terapia oncologica, di preservare la sua fertilità. Questo è un progetto che spero di poter realizzare, ma va fatto in una visione strategica multidisciplinare e interaziendale. Serve quindi una condivisione di percorsi specifici di collaborazione con le realtà oncologiche della nostra Regione, ma anche con le associazioni dei pazienti, spesso il principale veicolo di informazione".
In sintesi, quali sono i tempi con cui le strutture del Lazio potranno offrire le prestazioni ai nuovi costi? "Dobbiamo prima attendere la pubblicazione del decreto in Gazzetta, ma stiamo già lavorando con la direzione strategica e gli uffici aziendali competenti per essere operativi al momento della pubblicazione", assicura in conclusione il medico.