Roma, 16 mar. (AdnKronos Salute) - "Sarebbero 'bimbi sintetici' tutti i cinque milioni di persone nate nel mondo, a oggi, da tecniche di fecondazione assistita?". Se lo chiede Andrea Borini, presidente dell'Osservatorio sul turismo procreativo e di alcuni dei principali centri per la Procreazione medicalmente assistita del nostro Paese (Tecnobios), commentando con l'Adnkronos Salute le affermazioni degli stilisti Dolce & Gabbana sui bambini nati 'in provetta', che hanno scatenato proteste sui social network e la rabbia della popstar Elton John, padre di due piccoli nati da madre surrogata.
"Purtroppo non abbiamo numeri su quante coppie omosessuali in Italia abbiano figli nati da procreazione medicalmente assistita - dice Borini - e anche dai centri esteri le informazioni stentano ad arrivare, perché ormai sanno che tutto quello che dicono poi crea clamore in Italia. So che c'è una struttura a Barcellona che ha un altissimo numero di coppie omosessuali francesi, e posso immaginare che anche molti italiani si rivolgano a loro".
"Queste coppie - prosegue - non si recano nei centri del nostro Paese nemmeno per chiedere informazioni, perché temono li si ostacoli o li si giudichi. Da noi è venuta solo una donna, una volta. Immagino che questo dipenda dal fatto che esiste ampia informazione all'interno della loro comunità. Esiste anche un fidarsi fra di loro e un passaparola, anche con la comunità estera. La solidarietà umana - aggiunge - è più accentuata rispetto alle coppie eterosessuali".
Criticare la fecondazione in vitro di per sé, però, significherebbe affermare "che sono 'figli della chimica' cinque milioni di persone ormai in parte adulte. Sicuramente sono valutazioni fatte dal punto di vista personale - conclude l'esperto - ma di sintetico non c'è veramente niente, sono persone nate e cresciute, stanno bene, hanno le loro vite. L'unica cosa che è emersa è che normalmente sono stati un po' più accuditi dai loro genitori rispetto ai figli nati naturalmente. Non so se sia un bene o male, ma è qualcosa che ormai fa parte della nostra società. E bisogna smetterla - conclude - di continuare a segregare gli uni o gli altri".