Roma, 19 giu. (AdnKronos Salute) - "Contro l'obesità bisogna passare dai proclami all'azione. Ben vengano i testimonial come Michelle Obama, ma c'è bisogno di affrontare l'emergenza in maniera costruttiva e strutturale". L'Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica, in occasione della visita della First Lady americana all'Expo, plaude all'impegno e al lavoro portato avanti nella lotta all'obesità e pone l'attenzione sull'interesse mediatico rivolto in queste ore alla sua figura. "Con l'augurio che lo stesso entusiasmo possa restare sempre così acceso e costante su un tema così preoccupante come l'epidemia di obesità che interessa tutto il pianeta".
"Una figura come quella di Michelle Obama - sottolinea Lucio Lucchin, past president Adi - dovrebbe esserci in ogni Paese del mondo, per portare avanti una battaglia così importante come la lotta all'obesità che, ricordiamolo, in termini di aggravio economico mondiale si colloca al terzo posto dopo fumo di sigaretta e guerre-terrorismo. Se è vero che nell'evoluzione della specie umana non può essere negato il ruolo prioritario della donna nella gestione degli aspetti nutrizionali collettivi, siamo arrivati a un punto di criticità socio-sanitaria tale che tutti - uomini e donne, magri e sovrappeso, sanitari e cittadini - devono egualmente contribuire a un radicale cambiamento di rotta nella strutturazione della società del futuro".
"Quindi - sottolinea l'esperto - ben vengano i testimonial come Michelle Obama, ma c'è bisogno di affrontare l'emergenza in maniera costruttiva e strutturale e non solo attraverso slogan, proclami e proposizioni scontate". In Italia l'Adi ha puntato sul Manifesto delle criticità in nutrizione clinica e preventiva: un documento, messo a punto proprio in occasione di Expo 2015, che vuole essere stimolo costruttivo a livello istituzionale ma anche promuovere una seria riflessione nei cittadini italiani sui temi legati alla nutrizione, affinché siano adeguatamente informati e partecipi dei principali problemi che il nostro Paese deve affrontare.
"Il network che si è creato per la stesura del Manifesto - continua Lucchin - rappresenta una rete multiprofessionale fatta da ricercatori, medici, cittadini e associazioni di pazienti, proprio perché le problematiche nutrizionali, obesità in primis, riguardano tutti. Deve far riflettere come la First Lady americana porti avanti il modello della dieta mediterranea, mentre in Italia 48 milioni di persone non la conoscono o non la mettono in pratica. Ci limitiamo solo a promuoverla come nostra, ma non a coltivarla proprio perché quello che manca è la coerenza. La coerenza che manca agli stessi medici che, di fronte a pazienti obesi, si trovano in imbarazzo perché loro stessi in sovrappeso".
Ecco perché dal 2001 l'Adi porta avanti l'Obesity day, la campagna di sensibilizzazione e informazione promossa tutti gli anni il 10 ottobre in più di 200 centri di dietetica sparsi su tutto il territorio italiano. "Da 15 anni comunichiamo attraverso l'Obesity day gli stessi concetti portati avanti da Michelle Obama e che oggi ad alcuni in Italia potrebbero sembrare innovativi", dichiara Giuseppe Fatati, presidente della fondazione Adi.
"Ci fa molto piacere notare - aggiunge - come la First Lady abbia sposato i principi della dieta mediterranea che nel 2010 l'Unesco ha definito patrimonio immateriale dell'umanità, e che presenta alla base una serie di concetti quali la convivialità e le tecniche di cucina proprie dell'area mediterranea e cioè del nostro paese. In Italia dovremmo portare avanti questa cultura sempre e non ricordarci della salute solo se il testimonial è importante o se fa notizia. L'obesità è un'epidemia globale e per essere gestita in modo adeguato è importante affrontarla in maniera costante e soprattutto ricordandosi che il paziente obeso non va colpevolizzato".