L'insorgere di nuove varianti modifica il modo in cui un virus si diffonde, rendendolo per esempio più contagioso, come abbiamo visto con la variante Delta del SARS-COV-2. Secondo gli esperti sono proprio le varianti del coronavirus della covid ad essere le grandi sorvegliate speciali del momento, poiché l'arrivo di una variante molto resistente ai vaccini è una "possibilità reale".
Uno studio presentato dal Gruppo scientifico di consulenza per le emergenze britannico (Scientific Advisory Group for Emergencies, SAGE) mette in guardia sulle mutazioni del virus e delinea quattro possibili scenari futuri: uno è auspicabile, ma poco probabile a breve termine; gli altri sembrerebbero scongiurabili, ma pur sempre possibili.
Quattro scenari. Il primo scenario è quello che vede l'insorgere di una nuova variante incredibilmente letale, che uccide tra il 10% e il 35% dei contagiati, raggiungendo dunque i livelli della MERS (che uccideva un infetto su tre), ma, a differenza di questa, capace di combinare l'alta letalità con l'elevata contagiosità che ha già dimostrato di avere la covid.
Per il secondo scenario gli autori ipotizzano la nascita di una variante capace di eludere l'immunità vaccinale (come sembra essere il caso della Epsilon, identificata per la prima volta in California), facendoci di fatto tornare indietro di un anno nella storia della pandemia, a quando nessuno era vaccinato.
Una terza ipotesi vede lo sviluppo di una variante resistente ai farmaci antivirali - che per questo gli autori dello studio consigliano di somministrare con attenzione, proprio per cercare di contenere lo sviluppo di farmaco-resistenze; infine, il quarto scenario, l'unico positivo per noi, vede il virus diventare meno infettivo e più simile a uno dei quattro coronavirus con cui conviviamo da anni, come quello del raffreddore.
Probabilità. Il report sottolinea la possibilità che alcuni tratti di due varianti aggressive (citando come esempio la alpha, "inglese", e la beta, "sudafricana") si combinino tra loro per dare vita a una terza variante più infettiva e anche più letale. La probabilità che questo accada è alta, perlomeno finché il virus continua a circolare e a trovare "formule di successo" per adattarsi meglio all'ospite (noi).
Secondo Marc Baguelin (Imperial College London) «è improbabile che un nuovo virus riesca ad aggirare totalmente qualunque tipo di immunità, data dal superamento della malattia o dal vaccino». Secondo l'esperto, un minimo di immunità dovrebbe rimanere, almeno contro le forme più gravi della malattia: «è probabile tuttavia che dovremo aggiornare i vaccini attuali, includendo le varianti emergenti».
Bisogna attendere. Il quarto scenario, il più rassicurante, è definito dal SAGE "improbabile nel breve periodo, ma realisticamente possibile a lungo termine". Se il virus muterà in una forma meno letale e contagiosa, ci vorranno diversi anni, o addirittura decenni, affinché questo accada: per i prossimi mesi meglio dunque puntare tutto su vaccinare in massa quanti più cittadini possibili, e continuare la ricerca per adattare i vaccini in base alle nuove varianti che, lo stiamo vedendo, continuano a sorgere.