Roma, 16 lug. (AdnKronos Salute) - La richiesta di alcuni attivisti britannici di modificare la legge sul suicidio assistito è stata respinta dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. I quesiti di Jane Nicklinson, il cui marito Tony aveva la sindrome locked-in, e Paul Lamb, paralizzato in un incidente, sono stati dichiarati irricevibili. La corte ha spiegato che il Parlamento del Regno Unito è "nella posizione migliore" per pronunciarsi su un tema così delicato. La figlia di Nicklinson, Lauren, ha detto alla Bbc di essere "devastata", e che la legge "deve cambiare".
"Questo significa che la gente continuerà ad andare in Svizzera, continueremo a esportare il problema. E le persone continueranno a soffrire", ha aggiunto. Per il Suicide Act del 1961 è un reato incoraggiare o assistere un suicida in Inghilterra e Galles. Nel 2012 Tony Nicklinson, paralizzato dal collo in giù dopo aver subito un ictus, ha perso la sua battaglia con l'Alta Corte per il diritto all'eutanasia. A quel punto ha iniziato a rifiutare il cibo ed è morto di polmonite in casa, a 58 anni. Lamb, paralizzato dal collo in giù, racconta di soffrire costantemente e ha chiesto di modificare la legge in modo che i medici che aiuteranno a morire possano difendersi dall'accusa di omicidio.
Dopo il primo no della Corte Suprema del Regno Unito, secondo cui la questione dovrebbe essere affrontata dal Parlamento, Lamb e Nicklinson si sono rivolti alla Corte Edu. Ma i giudici di Strasburgo hanno giudicato la questione "infondata e inammissibile". Rimettendo le decisioni al Parlamento britannico.