Milano, 3 set. (AdnKronos Salute) - "Nel solo mese di agosto sono state 16 le persone che ci hanno contattato per avere informazioni sull'eutanasia all'estero. Sono esclusi dal conteggio coloro che si sono presentati in forma anonima, che farebbero raddoppiare il numero dei contatti ricevuti". Lo riferiscono dall'Associazione Coscioni Marco Cappato, Gustavo Fraticelli e Mina Welby, promotori dell'iniziativa di disobbedienza civile 'SOS eutanasia' (www.soseutanasia.it), lanciata in marzo per far sì che il Parlamento discuta la proposta di legge popolare www.eutanasialegale.it. La pdl è stata sottoscritta finora da oltre 100 mila italiani. Dall'avvio dell'iniziativa, le richieste di informazioni non anonime sono state 54.
Delle persone che si sono rivolte all'Associazione Coscioni per ricevere informazioni sulla 'dolce morte' in forma non anonima, "si contano 10 donne e 6 uomini - proseguono Cappato, Fraticelli e Welby - Il 75% ha cercato informazioni per sé, il 25% per parenti o amici impossibilitati a chiamare a causa della loro malattia": tre richieste erano per la madre, una per un amico. "Le cause prevalenti riguardano malattie degenerative (43%) o tumorali (28%), così come la comparsa dei primi segni di Alzheimer. Il 60% delle richieste di informazioni arriva dal Nord Italia, il 20% dal Centro così come dal Sud Italia".
"Nelle nostre risposte - precisano i promotori di SOS eutanasia - oltre a dare informazioni sulla sospensione delle terapie in Italia, forniamo informazioni sulle cliniche svizzere solo a coloro che potrebbero avere i requisiti, fermo restando che saranno poi le cliniche stesse a decidere sulla base della legislazione elvetica".
L'Associazione Coscioni riporta alcune delle email ricevute. "Ho 43 anni e sono affetto da sclerosi multipla primaria progressiva da circa 15 anni - si legge in una - Vivo solo e mi arrangio in tutto, ma la patologia procede con costanza e vorrei avere la serenità di poter decidere quando finire con dignità, senza dipendere dalla decisione di nessun altro".
E ancora: "Sono una signora con un tumore con metastasi. Desidererei accedere all'eutanasia, ma non so a chi rivolgermi e come fare", scrive una donna. "Sono costretto su una sedia a rotelle a causa di una lesione infettiva a livello midollare che mi ha portato a una tetraplegia - racconta un uomo - A questa si associano problemi collaterali tipo lesioni da decubito. Dal punto di vista familiare mi ritrovo solo. E' un tipo di vita che non voglio e non sono in grado di vivere".
Due richieste sono inviate da figli di madri malate. Fra le lettere c'è anche quella di una ragazza sana.
"Ho 21 anni e in pratica non mi piace la vita. Io vorrei non esser viva, credo che la mia esistenza sia sbagliata e vana, nonché un peso futuro per lo Stato e per le persone a me care. Vorrei che la gente accettasse l'idea che la vita non è per tutti. Che non tutti son felici di svegliarsi al mattino, che il dolore sa essere insopportabile, ogni minuto di ogni giorno. Vorrei sapere perché la società preferisce lasciarmi morire da sola, magari con metodi violenti o dolorosi, in solitudine, quando potrei rendere dignitose altre vite, con la mia morte".