Otto persone su dieci nel mondo ritengono i vaccini uno strumento di prevenzione sicuro: una fiducia che non raggiunge però le stesse vette se si restringe il campo di indagine al continente europeo. In Europa occidentale, solo sei persone su dieci pensano di potersi fidare delle vaccinazioni; spostandosi nell'Est Europa, sono di questa idea solo quattro persone su dieci.
Sono dati che emergono dalla prima Wellcome Global Monitor Survey, la più ampia indagine sull'attitudine globale nei confronti della scienza, del personale medico e dei temi più importanti della salute pubblica. In base allo studio, che ha coinvolto 140.000 persone di 140 Paesi, nelle regioni ad alto reddito si registra una più alta sfiducia nella sicurezza dei vaccini: se nel mondo ritengono sicuri i vaccini il 79% degli intervistati, sono d'accordo solo il 72% dei nord americani e il 73% dei nord europei, il 59% degli europei occidentali, il 40% degli abitanti dell'Est Europa.
Il record negativo appartiene alla Francia, dove una persona ogni tre ritiene che i vaccini non siano sicuri.
Un quadro ricco di sfumature. L'opinione sulla sicurezza dei vaccini non è però sovrapponibile a quella sulla loro efficacia, né è predittiva delle percentuali globali di vaccinati. Il 92% dei genitori nel mondo dichiara di aver fatto vaccinare i propri figli contro almeno una delle malattie infantili, e l'84% degli intervistati è convinto che i vaccini funzionino.
Anche nelle regioni in cui si registra lo scetticismo maggiore sulla sicurezza dei vaccini, la percentuale di chi li ritiene efficaci è molto più alta: in Europa occidentale, per esempio, il 77% della popolazione ritiene i vaccini efficaci (anche se solo il 59% pensa siano sicuri). Da questo scarto si intuisce che molti pensano ai vaccini come a uno strumento efficace di prevenzione, che però potrebbe avere effetti collaterali.


Memoria recente. La fiducia nei vaccini è più alta nelle regioni di mondo in cui malattie potenzialmente mortali come difterite e morbillo sono ancora molto diffuse e mietono vittime. Nei Paesi in cui le morti per malattie infettive sono un'eventualità rara, ci si è quasi dimenticati dell'importanza dell'immunizzazione (una riluttanza che - stando al ritorno in pompa magna del morbillo - non ci possiamo permettere).
In Rwanda e nel Bangladesh, che negli ultimi vent'anni sono stati al centro di importanti campagne vaccinali, con ottimi risultati in termini di copertura raggiunta, il livello di fiducia nei vaccini e di convinzione della loro efficacia sfiora il 100%.
crisi di riferimenti. In generale, la disposizione verso le vaccinazioni riflette la comune opinione sul personale sanitario e sulla scienza: laddove medici, infermieri e scienziati sono ritenuti persone competenti e indispensabili si è meglio disposti nei confronti delle campagne vaccinali.
In Europa la situazione è più complessa: nella parte occidentale del Vecchio continente, per esempio, l'alta considerazione del sistema sanitario è in un certo senso slegata dalla sfiducia nei confronti dei vaccini. Piuttosto, i sentimenti antivax parrebbero andare di pari passo con una più ampia sfiducia nelle istituzioni, e nella politica in particolare, mentre i social media sembrano fare da cassa di risonanza alle inquietudini della popolazione.