Roma, 12 ago. (AdnKronos Salute) - Guardie mediche turistiche in via di estinzione. Sono appena il 10% le località meta di vacanze, dotate di questo servizio che le Asl di zona istituiscono sempre meno. "Un vero e proprio paradosso in un Paese a vocazione turistica, dove però praticamente non si investe nell'assistenza sanitaria per gli ospiti", denuncia all'Adnkronos Salute Silvestro Scotti, vicesegretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) sottolineando che l'assistenza ai turisti "è sempre stata un tallone d'Achille del sistema di cure primarie".
La crisi, le poche disponibilità economiche, "ma soprattutto una scarsa capacità organizzativa - dice Scotti - insieme alla mancata applicazione di indicazioni già esistenti", sono spesso all'origine di questo disservizio che viene spesso risolto "ricorrendo al 'fai- da-te', soprattutto da parte del turista che deve rivolgersi ai servizi privati".
Parte delle richieste, poi, si riversa sulla guardia medica notturna, che è (comunque prevista con un medico ogni 5.000 abitanti. Spesso sono i sindaci delle località turistiche a 'battagliare' per l'istituzione del servizio, mettendo anche a disposizione le sedi.
Ma in molte Regioni, soprattutto al Sud, la garanzia dell'assistenza turistica è completamente assente. E gli ambulatori, spesso divisi con le guardie mediche, sono il più delle volte disagiati e decisamente poco attrezzati.
"In realtà - spiega ancora Scotti - la guardia turistica così come siamo abituati ad immaginarla, con un singolo medico incaricato dell'ambulatorio, non dovrebbe esistere più dal 2005. Le Asl dovrebbero organizzare l'assistenza turistica con i medici delle cure primarie già disponibili nell'area per le 24 ore, potenziando dove serve. Ma si tratta di regole inapplicate".
Per Scotti, comunque, "sarebbero necessarie indicazione più precise anche nel contratto. Ciò renderebbe più facile l'organizzazione del servizio. Il 'buco' dell'assistenza turistica, comunque, è la cartina di tornasole di una mancanza di attenzione più generalizzata alle cure primarie che dovrebbero rappresentare - non solo a parole- la spina dorsale del sistema", conclude Scotti.