Roma, 30 ott. (AdnKronos Salute) - Oltre 2.000 decessi in meno l'anno e un abbattimento del 50% delle emissioni di gas serra se si riducesse del 50-70% il consumo di carne in Italia. E' quanto si potrebbe ottenere secondo gli epidemiologi riuniti in questi giorni a congresso a Milano. L'Aie, Associazione italiana di epidemiologia, nel suo 39.esimo Congresso nazionale discute di alimentazione e salute e non può non pronunciarsi sulla recente presa di posizione della Iarc sul consumo di carne rossa e lavorata.
Il 70% degli italiani adulti consuma carne bovina, in media 400 grammi/settimana per gli uomini e 360 grammi/settimana per le donne (dati Inran-Istat). E' osservabile anche un'eterogeneità geografica dei consumi con un evidente trend Nord Sud (i consumi più alti sono quelli degli uomini delle regioni del Nord Ovest, i più bassi quelli delle donne del Sud). Le linee guida internazionali per una sana alimentazione raccomandano un consumo di 100-200 grammi/settimana di carne rossa ed un consumo di carne lavorata non superariore a 50 gr/settimana.
Nella prima sessione del convegno, dedicata ai legami tra alimentazione e ambiente, sono stati presentati i risultati del primo studio italiano che stima l'effetto di scenari di riduzione del consumo di carne bovina e di carne lavorata in Italia sulla salute (in particolare mortalità per tumore del colon retto e per cause ischemiche).
Lo studio intitolato 'Riduzione del consumo di carne e delle emissioni di gas serra e benefici per la salute in Italia' è coordinato da Paola Michelozzi del dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio ed è pubblicato sul numero speciale di 'Epidemiologia & Prevenzione'.
Ipotizzando una riduzione dei consumi compresa tra il 50% e il 70%, soprattutto fra la popolazione del Nord Ovest e gli uomini in generale, la percentuale di casi prevenibili varia dal 2,1% al 6,5% per il tumore del colon retto e da 1,6% al 5,6% per l'infarto. La riduzione della mortalità potrebbe essere pari a circa 2.000 decessi per anno, rileva lo studio.
"Gli scenari di riduzione sono in linea con le raccomandazioni nazionali e internazionali - commenta Michelozzi - e considerando l'associazione evidenziata tra consumi di carne e aumento di rischio anche per altre patologie (in particolare per le cause ischemiche) il guadagno di salute stimato potrebbe essere molto maggiore".
Ma una diminuzione del consumo di carne porterebbe anche a una mitigazione dei cambiamenti climatici (riduzione delle emissione di gas serra prodotte dall’allevamento di bestiame). Diversi studi condotti dall'inizio degli anni 2000 hanno evidenziato una forte correlazione tra dieta individuale, sistemi di produzione alimentare, ed impatto sull’ambiente in termini di emissioni di gas serra (Green House Gases - Ghg).
E' stato stimato che i Ghg prodotti dal settore agricolo contribuiscono per circa il 20% delle emissioni totali e di queste circa l'80% sarebbe attribuibile alla produzione di carne.
Latte e carne sono quindi tra gli alimenti meno ecologici, con il peggiore impatto sull'ambiente: il settore dell'allevamento di bestiame è una delle principali cause di deforestazione, di desertificazione, richiede elevato consumo di acqua e comporta un inefficiente utilizzo dell'energia. Gli scenari di riduzione dei consumi di carne per avvicinare la dieta degli italiani a quella raccomandata avrebbero un importante impatto anche in termini di riduzione delle emissioni di Ghg (da 10.000 Gg a circa 3000 Gg anno) con importanti effetti in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici.