Ogni anno le agenzie sanitarie monitorano l’andamento dell’influenza per capire quali ceppi di virus circolano di più, se la stagione sarà più o meno grave, e per mettere a punto i vaccini che saranno usati l’anno successivo. Queste previsioni sono però abbastanza imprecise, e soprattutto possono essere fatte solo a ridosso dello scoppio dell’epidemia di influenza.
Ricercatori dell’Università di Chicago hanno messo a punto un metodo che dovrebbe consentire previsioni più accurate su come andrà l’influenza, se colpirà tante o poche persone e se sarà più o meno grave, e anche con maggiore anticipo, lasciando così più tempo per eventuali raccomandazioni di sanità pubblica.
Virus in aggiornamento. Ogni anno, sono quattro i ceppi di influenza che circolano nella popolazione umana: i virus H3N2, H1N1, e due varianti del ceppo B. Questi virus si diffondono facendoci ammalare per un fenomeno ben noto ai biologi: cambiano la loro costituzione genetica così che il nostro sistema immunitario non riesce a intercettarli, ma non tanto da trasformarsi in una versione completamente nuova.
Quando il virus in circolazione è molto diverso da quello degli anni precedenti, più persone si ammalano perché non sono ancora state esposte a quella particolare variazione. Ogni due o tre anni ci si aspetta un cambiamento più importante, che provoca una stagione più seria per numero di ammalati, ma di cui i modelli non tengono conto.
Previsioni difficili. I sistemi attuali per le previsioni si limitano, una volta che la stagione influenzale è all’inizio, a monitorare la diffusione del virus, per capire quanto rapidamente si diffonde, e a fare calcoli per stimare il numero delle persone che si ammalerà. Come si è visto in passato, però, queste valutazioni non sempre sono attendibili. Spesso è capitato che un’influenza che sembrava all’inizio modesta abbia fatto ammalare molte persone, e viceversa.
Indice di cambiamento. I ricercatori dell’Università di Chicago hanno sviluppato un modello che, a differenza di quelli tradizionali, include informazioni sui cambiamenti di tipo genetico che il virus ha subito rispetto agli anni precedenti. In sostanza, come descrivono nello studio pubblicato su Science Translational Medicine, gli scienziati hanno analizzato le sequenze geniche di uno dei virus in circolazione, l’H3N2, dagli anni passati. Poi le hanno confrontate con campioni del virus attuali quando le nuove mutazioni iniziano a circolare, in primavera e in estate, prima dell’inizio della stagione dell’influenza.
In questo modo hanno ricavato un “indice” dell’evoluzione del virus rispetto agli anni precedenti.
«Si potrebbe usare il nostro modello per fare una previsione precoce sulla gravità della stagione nel complesso, e poi usare gli altri modelli per prevedere la tempistica dell’epidemia una volta che è scoppiata», ha spiegato Mercedes Pascual, professore di ecologia ed evoluzione all’Università di Chicago, uno degli autori dello studio.
Influenze passate. Usando i dati storici delle stagioni di influenza negli Stati Uniti tra il 2002 e il 2016 come test, i ricercatori hanno verificato che il modello è stato in grado di predire correttamente l’andamento della stagione. Anche per quella passata, le previsioni fatte prima che l’ondata di influenza avesse inizio sono state rispettate: è stata, come "predetto" dal modello, un’annata piuttosto pesante. In Italia, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, ha colpito in modo particolarmente aggressivo gli anziani, provocando circa il 15% in più delle morti rispetto alle previsioni.
E quella di quest’anno? Le previsioni con gli strumenti tradizionali per la stagione 2017-2018 sono per un’influenza di intensità media, con almeno 5 milioni di casi in Italia. Quelle fatte con il nuovo modello sono abbastanza concordi: le mutazioni del virus già osservate sono significative, in grado di provocare una stagione sopra la media per numero di ammalati, tuttavia meno grave di quella dello scorso anno.