Le autorità sanitarie di tutto il mondo sono al lavoro per chiarire le cause dell'aumento dei casi di epatite fulminante in bambini precedentemente sani, registrati in diverse parti del mondo. Al 21 aprile 2022 si contavano 169 casi in 12 Paesi (inclusa l'Italia), 114 soltanto nel Regno Unito, per la maggior parte in pazienti sotto i 10 anni.
I contorni della vicenda sono ancora incerti - la stessa OMS riferisce che «non è chiaro se vi sia stato un aumento dei casi di epatite o invece un aumento della consapevolezza dei casi di epatite che si verificano con una frequenza attesa ma che di solito non vengono notati». Al momento tra le possibili cause sospettate c'è un'infezione da adenovirus, il patogeno più comunemente trovato nei bambini in cui siano state compiute analisi approfondite.
Di punto in bianco. I casi riguardano neonati, bambini e ragazzi da un mese a 16 anni di vita. Circa il 10% di loro ha avuto bisogno di un trapianto di fegato, e anche se nella maggior parte dei casi l'infezione si è risolta favorevolmente, si è verificato finora almeno un decesso. A lasciare perplessi i medici è la gravità della malattia, che si manifesta in bambini altrimenti sani, senza alcun problema al sistema immunitario.
Per epatite si intende un'infiammazione del fegato in genere risultante da un'infezione virale, che può dipendere da fattori genetici, dall'esposizione ad agenti ambientali o chimici tossici, alcol e droghe. Nei bambini, l'epatite fulminante è possibile ma molto rara. Poiché finora le informazioni raccolte non hanno evidenziato relazioni con cibi consumati, abitudini e luogo di provenienza dei piccoli pazienti, si è più propensi a sospettare di un'infezione virale. Tuttavia, nessuno dei bambini è stato trovato positivo ai virus che causano i cinque principali tipi di epatite (A, B, C, D, E), contro alcuni dei quali ci si protegge con i vaccini.
Adenovirus: che cosa sono. Gli adenovirus sono virus a DNA molto diffusi nell'uomo e sopratutto nei bambini. In genere causano sintomi lievi, tipicamente respiratori (laringite, tonsillite, tosse), altre volte provocano congiuntiviti, disturbi gastrointestinali o cistiti. L'adenovirus finora più trovato nei casi approfonditi, isolato almeno in 74 pazienti, è un adenovirus del sottotipo 41, responsabile di solito di un'influenza gastrointestinale lieve con nausea, vomito, diarrea e dolori addominali.
Di norma l'infezione si risolve in una settimana o due. Nei bambini immunocompromessi questo adenovirus può causare epatiti, ma si tratta di una complicanza molto rara.
Ecco perché la presenza di adenovirus nel sangue dei bambini non basta, da sola, a spiegare la severità dei sintomi, il numero apparentemente più elevato di casi e l'occorrenza in bambini sani, senza problemi di salute pregressi.
Finora l'adenovirus 41 non era mai stato associato, nei sani, al quadro clinico tipico di queste epatiti - che oltre ai sintomi gastrointestinali classici presentavano ittero (colorito giallo degli occhi e della pelle), fegato ingrossato e transaminasi (enzimi che aumentano in concentrazione quando le cellule del fegato si rompono) fuori controllo.
Su che cosa si lavora. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, «l'ipotesi attualmente più plausibile è che un cofattore che colpisce i bambini che stanno avendo un'infezione da adenovirus, che sarebbe lieve in circostanze normali, scateni un'infezione più grave o un danno epatico immuno-mediato».
Si sta cercando di capire se ci siano stati, nel genoma del virus, mutazioni che possano rendere più facile e frequente l'infiammazione del fegato. Un'altra ipotesi è che le restrizioni imposte dalla pandemia di covid abbiano limitato l'esposizione dei bambini agli adenovirus in tenera età, e che adesso l'incontro con i patogeni avvenga un po' più tardi e in modo più aggressivo.
Inoltre si indaga sulla concomitanza tra le infezioni da adenovirus e i casi di covid ormai onnipresenti anche in età pediatrica: nella maggior parte dei casi i bambini non erano stati vaccinati contro il SARS-CoV-2 (il coronavirus della covid), e negli USA è stato stimato che il 75% degli under 17 abbia ormai contratto la covid. Tuttavia, un recente rapporto dei CDC statunitensi su 9 bambini colpiti dalla misteriosa epatite in Alabama sembra avere escluso coinfezioni da adenovirus e SARS-CoV-2.
Si esclude anche un collegamento, ipotizzato frettolosamente da alcuni in Rete, con i vaccini anti-covid: anche se alcuni vaccini (in Italia AstraZeneca e Janssen) utilizzano adenovirus inattivati come vettori per consegnare all'organismo le informazioni per produrre la proteina spike, questi vettori sono stati geneticamente modificati in modo da non essere in grado di proliferare o dare luogo infezioni.
Che cosa possiamo fare? Mentre si cerca di saperne di più, i medici raccomandano di prestare attenzione all'igiene delle mani, come ormai abitudine in epoca di covid, e di monitorare l'eventuale occorrenza di questi sintomi in contemporanea: urina scura, feci chiare, colorito giallognolo degli occhi, dolori muscolari, perdita di appetito, in bambini che presentino i sintomi di un'influenza gastrointestinale.