L'epatite B, provocata dal virus HBV, è una malattia infettiva che accompagna l'umanità da migliaia di anni. Lo ha appena dimostrato uno studio che ha analizzato il genoma di alcune centinaia di individui vissuti nelle regioni tra l'Europa e l'Asia dall'età del bronzo fino al Medioevo, in quella che è la più vasta indagine genetica svolta fino ad oggi sul DNA antico.
Oltre a gettare nuova luce sulla storia e sulle migrazioni delle popolazioni nelle steppe euroasiatiche, crocevia della storia dell'umanità negli ultimi cinquemila anni, lo studio ha anche permesso di sequenziare il genoma del virus HBV per comprenderne meglio l'origine e l'evoluzione, oggetto anche oggi di dibattito tra gli studiosi.
Il virus nelle steppe. Il team internazionale di ricercatori, guidato da studiosi dell'Università di Copenaghen, ha sequenziato il DNA antico dai resti di 304 individui vissuti tra 7.000 anni e alcune centinaia di anni fa: 25 di loro, circa il 12 per cento, erano stati infettati dal virus HBV. Ma secondo i ricercatori è probabile che i tassi di infezione nella popolazione fossero più alti.
Studiando il genoma del virus gli scienziati hanno riconosciuto 12 ceppi diversi, inclusi alcuni che oggi sono estinti. Questi virus antichi erano presenti in regioni che non coincidono con quelle in cui si trovano oggi, a dimostrazione - secondo i ricercatori - che la storia della diffusione del virus è più complessa e intricata di quello che si pensava. I nuovi dati, in particolare, sembrano smentire del tutto l'ipotesi secondo cui il virus dell'epatite B è arrivato dall'America circa 500 anni fa. L'HBV era invece presente fin dall'età del bronzo nelle popolazioni delle steppe tra l'Europa e l'Asia, da dove si è diffuso seguendo le migrazioni umane.
Lo studio ha fornito inoltre una specie di catalogo delle mutazioni che il virus ha subito nel passato, dando un'idea delle variazioni che potrebbe acquistare in futuro. Un modo per conoscerlo meglio, e per cercare di mettere a punto trattamenti per combatterlo, perché al contrario dell'epatite C, per la quale sono stati sviluppati potenti (e costosi) farmaci per trattare l'infezione, non esiste oggi una cura radicale per l'epatite B.
Malattia subdola. Quasi 260 milioni di persone nel mondo hanno oggi un'infezione cronica da virus dell'epatite B, e si calcola che circa 600.000 ogni anno muoiano per le conseguenze. Il contagio del virus avviene tramite esposizione a sangue infetto, o sperma e liquidi vaginali.
La maggior parte degli adulti infettati guarisce completamente, e a volte non si accorge neppure dell'infezione, che decorre senza sintomi.
Soprattutto nei bambini, però, e in una minoranza di persone, la malattia si cronicizza. A quel punto, l'infiammazione del fegato può portare alla cirrosi e a tumori epatici. Circa l'80 per cento dei tumori del fegato sono dovuti proprio al virus.
Per prevenire l'infezione oggi c'è un vaccino, che in Italia è obbligatorio dal 1991 per i nati a partire dal 1979: il vaccino è consigliato anche a chi può avere contatti diretti con persone affette e con i loro fluidi corporei, come il personale medico e i familiari dei pazienti.